Un piatto di alici marinate, altrimenti dette acciughe al limone. |
Oggi come oggi, per sentirsi ricchi, bisogna mangiare povero. Non potendo lasciar cadere nel vuoto la stringente analisi del Ministro Lollobrigida fatta al Meeting di Rimini ("Da noi spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi: cercando dal produttore l'acquisto a basso costo, spesso comprano qualità") abbiamo deciso di proporvi i dieci piatti della cucina regionale italiana in grado di regalarvi il maggior percepito di benessere con la minore spesa. In pratica, come pilotare un gozzo sentendosi su uno yacht. Secondo uno studio dell'Università di Berkeley, in California, alcune di queste pietanze riuscirebbero di fatto, alla lunga, anche ad alzare l'ISEE (l'indicatore che serve a valutare la situazione economica dei nuclei familiari che chiedono una prestazione sociale agevolata), quindi è bene non abusarne o farne un uso avveduto. Non certo per paura di ingrassare, ma per timore di perdere in futuro eventuali sussidi.
Al bando quindi aragoste, caviale e ostriche. Ad aprire il portafogli sono capaci tutti. In Liguria la ricchezza si ostenta sfacciatamente con le Acciughe al limone. Basta stendere le alici del pescatore precedentemente imbevute nel succo d'agrume e cospargerle con basilico, origano, sale e olio d'oliva, e il gioco è fatto. Spostandoci in Emilia Romagna, più precisamente nel Piacentino, viaggiano da sempre in Ferrari i Pisarei e faśö. Ovvero gnocchetti di farina e pan grattato conditi con un sugo a base di fagioli, lardo, cipolla e pomodoro.
In Lombardia l'aristocrazia gastronomica punta molto sulla Zuppa alla pavese. In un bel brodo (dovrebbe essere di carne, ma se lo fai col dado anche gli sceicchi arabi ti guardano con invidia) si vanno a immergere fette di pane raffermo casereccio; si cosparge di formaggio grattugiato il tutto e si piazza un uovo fresco sulla sommità.
In Lombardia l'aristocrazia gastronomica punta molto sulla Zuppa alla pavese. In un bel brodo (dovrebbe essere di carne, ma se lo fai col dado anche gli sceicchi arabi ti guardano con invidia) si vanno a immergere fette di pane raffermo casereccio; si cosparge di formaggio grattugiato il tutto e si piazza un uovo fresco sulla sommità.
E' una variante della Panzanella, diffusa in tutta l'Italia centrale, ma prevalentemente in Toscana. Un piatto freddo di pane raffermo inzuppato in acqua e aceto di vino bianco, nel quale poi si mescolano pomodori e cipolle rosse, cetrioli e sedano. Con le ciambelle di grano duro rinsecchite (attenzione al lavoro del tuo dentista, che in genere non ha gli stessi prezzi del mercato rionale), in Puglia fanno le Friselle. Le quali vanno prima "sponzate", ovvero inzuppate in acqua e poi condite con olio, pomodoro, sale origano e tutto ciò che suggerisce la fantasia. Sempre restando in zona, ecco il Purè di fave e cicoria selvatica, arricchito con aglio, cipolla, sedano, pomodori e prezzemolo. Un pop in cucina ormai talmente top (direbbero gli chef figli di Instagram) che ha fatto diventare la "Cuoca itinerante salentina" Alessandra Ferramosca ambasciatrice di questo buon mangiare negli Stati Uniti.
La tradizione contadina di buona parte della Penisola ci rimanda la classica Zuppa di ceci, riccamente impoverita anche di porri, rosmarino, sedano, pepe, carote, cipolle bianche e passata di pomodoro. La versione lombarda si fa nel giorno dei morti (preferibilmente abbienti) aggiungendo zampette di suino. In Abruzzo e Molise invece è d'obbligo la Cipollata, d'uso anche a Tropea. Basta cuocere a lungo i bulbi in un brodo condito con olio, sale e pomodori maturi. Ma attenzione anche alla Sicilia, che esce a sorpresa con gli Spaghetti alla mollica fritta e uva passa. Un tempo molto amati da chi lasciava il Sud per cercare fortuna a Milano e dintorni.
Sul fronte dei dolciumi, infine, festa grande con le Pangialdine, originarie della Lomellina. Gli ingredienti sono farina gialla e bianca, burro, zucchero, uova e lievito. Meno di così c'è solo l'aria fritta.
Per ciò riguarda i vini, lasceremo perdere i prevedibili Champagne o brut millesimati: il bottiglione di bianco della casa consentirà brindisi regali. Con l'indice a gancio che esce lesto dall'incavo della bocca chiusa si può riprodurre agevolmente anche il suono del tappo che salta. In caso di eventuali banchetti di nozze, naturalmente, non dimentichiamo i fichi secchi.
Per ciò riguarda i vini, lasceremo perdere i prevedibili Champagne o brut millesimati: il bottiglione di bianco della casa consentirà brindisi regali. Con l'indice a gancio che esce lesto dall'incavo della bocca chiusa si può riprodurre agevolmente anche il suono del tappo che salta. In caso di eventuali banchetti di nozze, naturalmente, non dimentichiamo i fichi secchi.
(DAL SETTIMANALE GENTE - SETTEMBRE 2023)