Due cuori e una partita Iva. Con tanto di famiglia allargata. Maurizio Ferrini, 70 anni, tornato splendidamente in auge in video nei panni della Signora Coriandoli, fa coppia fissa da tempo con la romana Sara Guglielmi, 50. Una storia che – assicurano – è amore senza profani benefit: «Ci vogliamo un bene dell’anima - dice lui - e stiamo spesso insieme, ma viviamo in case separate e non facciamo sesso perché non siamo attratti reciprocamente. Ma qualcosa di speciale tra noi c’è, eccome». E mentre Sara, che gli fa contemporaneamente da agente e ufficio stampa, parla di «fratellanza», tu ti fermi a scavare tra gli occhioni sbarrati di una tra le meglio riuscite creature arboriane.
Ferrini, qual è il segreto della signora Coriandoli?
«L’apologia della parrucchiera. Le parrucchiere sono il primo social della storia: una notizia affidata a una parrucchiera di Bruxelles, nel giro di 24 ore arriva alla collega di Bagnacavallo, e da lì si sparge ovunque. Se l’informazione viene immessa in una parrucchiera di Rabat ci metterà 48 ore per arrivare a Bagnacavallo, ma sempre lì arriva. Sa com’è, il traffico…».
In effetti…
«Ci pensi: è una rete mondiale eterna. Perfetta, efficientissima e non hackerabile».
Io stavolta ci vedo anche dell’autorevolezza in più nel personaggio, o sbaglio?
«Non a caso Fazio al tavolo di Che tempo che fa mi incaricava spesso di chiosare. Attingo alla saggezza popolare e aggiungo del mio. A quelle frasi che alla gente arrivano subito, mentre l’intellettuale, anche se avvertito, o non ce la fa, o ci mette un po’ di più. Non ho autori: mi faccio dare qualche dritta da amici affidabili».
La stessa tecnica di Nino Frassica, per quanto ne so.
«Infatti siamo i migliori amici l’uno dell’altro».
Com’è riuscito a far splendere ancora la Coriandoli?
«Prima ho chiesto all’agenzia che aveva curato l’immagine di Alessandro Cattelan e ad altre per un lancio anche su web. Chiedevano 80-100 mila euro l’anno e volevano una gestione totale, senza ingerenze. Ipotizzavano di mettere incinta la signora, di farla abortire… Per carità!».
«Ci pensi: è una rete mondiale eterna. Perfetta, efficientissima e non hackerabile».
Io stavolta ci vedo anche dell’autorevolezza in più nel personaggio, o sbaglio?
«Non a caso Fazio al tavolo di Che tempo che fa mi incaricava spesso di chiosare. Attingo alla saggezza popolare e aggiungo del mio. A quelle frasi che alla gente arrivano subito, mentre l’intellettuale, anche se avvertito, o non ce la fa, o ci mette un po’ di più. Non ho autori: mi faccio dare qualche dritta da amici affidabili».
La stessa tecnica di Nino Frassica, per quanto ne so.
«Infatti siamo i migliori amici l’uno dell’altro».
Com’è riuscito a far splendere ancora la Coriandoli?
«Prima ho chiesto all’agenzia che aveva curato l’immagine di Alessandro Cattelan e ad altre per un lancio anche su web. Chiedevano 80-100 mila euro l’anno e volevano una gestione totale, senza ingerenze. Ipotizzavano di mettere incinta la signora, di farla abortire… Per carità!».
Quindi?
«Prima, un’amica truccatrice ha ribaltato l’idea del make-up di Emma, che inizialmente era troppo trans, troppo drag queen, trasformandola nella vera casalinga di Voghera. Ora se ne occupa Dana, sorella di Sara. Invece sua cugina Giovanna, che è una grande stilista, me la veste da capo a piedi con gusto sublime. Ogni volta che esco ho un abito diverso, come le conduttrici di Sanremo. Ne ho già messi 35».
Prima di questo ritorno, però, ci sono stati anni di silenzio, il telefono che non squillava più… Come si è sentito?
«Negli Anni 90, dopo il successo a Striscia e un noto spot, ho detto un paio di no che non avrei dovuto dire: apriti cielo. Al Nord, se rifiuti un progetto, borbottano un po’ in mezzo milanese ma poi si passa ad altro: “Business is business”. Negli ambienti di spettacolo romani non puoi, sei spacciato».
«Prima, un’amica truccatrice ha ribaltato l’idea del make-up di Emma, che inizialmente era troppo trans, troppo drag queen, trasformandola nella vera casalinga di Voghera. Ora se ne occupa Dana, sorella di Sara. Invece sua cugina Giovanna, che è una grande stilista, me la veste da capo a piedi con gusto sublime. Ogni volta che esco ho un abito diverso, come le conduttrici di Sanremo. Ne ho già messi 35».
Prima di questo ritorno, però, ci sono stati anni di silenzio, il telefono che non squillava più… Come si è sentito?
«Negli Anni 90, dopo il successo a Striscia e un noto spot, ho detto un paio di no che non avrei dovuto dire: apriti cielo. Al Nord, se rifiuti un progetto, borbottano un po’ in mezzo milanese ma poi si passa ad altro: “Business is business”. Negli ambienti di spettacolo romani non puoi, sei spacciato».
In che senso?
«Massì, viene considerata lesa maestà: è come un affronto all’Imperatore Diocleziano: ti mandano contro tre legioni da 6.000 uomini. Non lavori più. E offendono. Dicono: “Aò, ma chi tte credi da èsse”. E se vai via, perdi il posto all’osteria. Per sempre. Io non lo sapevo: ero solo un ex ragazzo di Cesena refrattario a tutti i vizi con un diploma da grafico, anzi da visual designer».
Ha ricordato Cesena. Parliamo della sua Romagna, ferita in modo così brutale.
«Mi si stringe il cuore: è la prima volta che la Romagna – davvero - non può farcela da sola. Aiutiamola in ogni modo! Cesena è tra le più colpite, allagata ovunque; anche la sede della Polizia stradale. A Faenza distrutto il laboratorio creativo di Roberta Graziani, che a mano su un unico, interminabile filo di cotone infila Swarowski e altri brillanti per abiti da 40 mila euro che poi vanno a Versace e che indossa Jennifer Lopez. La forza dell’acqua ha infilato il manico di una scopa contro il soffitto: sono andati distrutti i vecchi modelli d’archivio, di capi portate da Charlize Theron e dalle grandi star internazionali e i nuovi progetti ai quali lavorava. Per non parlare delle ceramiche Gatti, sempre a Faenza, del cui forno approfittavano artisti di tutto il mondo per realizzare pezzi unici venduti a 200-300 mila euro. Devastato dal fango».
«Massì, viene considerata lesa maestà: è come un affronto all’Imperatore Diocleziano: ti mandano contro tre legioni da 6.000 uomini. Non lavori più. E offendono. Dicono: “Aò, ma chi tte credi da èsse”. E se vai via, perdi il posto all’osteria. Per sempre. Io non lo sapevo: ero solo un ex ragazzo di Cesena refrattario a tutti i vizi con un diploma da grafico, anzi da visual designer».
Ha ricordato Cesena. Parliamo della sua Romagna, ferita in modo così brutale.
«Mi si stringe il cuore: è la prima volta che la Romagna – davvero - non può farcela da sola. Aiutiamola in ogni modo! Cesena è tra le più colpite, allagata ovunque; anche la sede della Polizia stradale. A Faenza distrutto il laboratorio creativo di Roberta Graziani, che a mano su un unico, interminabile filo di cotone infila Swarowski e altri brillanti per abiti da 40 mila euro che poi vanno a Versace e che indossa Jennifer Lopez. La forza dell’acqua ha infilato il manico di una scopa contro il soffitto: sono andati distrutti i vecchi modelli d’archivio, di capi portate da Charlize Theron e dalle grandi star internazionali e i nuovi progetti ai quali lavorava. Per non parlare delle ceramiche Gatti, sempre a Faenza, del cui forno approfittavano artisti di tutto il mondo per realizzare pezzi unici venduti a 200-300 mila euro. Devastato dal fango».
Veniamo al suo amore per la qui presente Sara Guglielmi.
«Lo è, a tutti gli effetti. Anche se agevoliamo entrambi i rispettivi appuntamenti con altre persone e le auguro di trovare qualcuno che la ami almeno quanto me. Ora per esempio faremo tre settimane di vacanza insieme dormendo nello stesso letto. Ma non ci sfioreremo neppure».
Sara, come vi siete conosciuti?
«Grazie a un’amica addetta stampa, che mi passò il “cliente”, per così dire. Io in realtà lavoravo (e ogni tanto lo faccio ancora) alla Farmacia della Scrofa, a Roma, occupandomi di cosmetica. Uscivo da una storia tormentata con il mio ex compagno; una cosa che mi ha portata alcune volte a rivolgermi a “Doppia difesa”. Con Maurizio si creò subito una tale complicità, che sulle prime credette l’avessi lasciato per lui».
«Lo è, a tutti gli effetti. Anche se agevoliamo entrambi i rispettivi appuntamenti con altre persone e le auguro di trovare qualcuno che la ami almeno quanto me. Ora per esempio faremo tre settimane di vacanza insieme dormendo nello stesso letto. Ma non ci sfioreremo neppure».
Sara, come vi siete conosciuti?
«Grazie a un’amica addetta stampa, che mi passò il “cliente”, per così dire. Io in realtà lavoravo (e ogni tanto lo faccio ancora) alla Farmacia della Scrofa, a Roma, occupandomi di cosmetica. Uscivo da una storia tormentata con il mio ex compagno; una cosa che mi ha portata alcune volte a rivolgermi a “Doppia difesa”. Con Maurizio si creò subito una tale complicità, che sulle prime credette l’avessi lasciato per lui».
Invece…
«Invece tra noi c’era solo un feeling, ma unico. Che si è allargato poi anche ai miei due figli: Edoardo, che ha quasi 18 anni, e Jacopo, di 11, che soffre di autismo. Non è semplice mandare avanti due ragazzi da sola, soprattutto in una città che può rivelarsi complicata e ostile come Roma. Certe serate per lo sconforto totale e la stanchezza ho rischiato quasi di svenire. Maurizio c’era sempre, con i suoi messaggi, i vocali, con un supporto che non è mai venuto meno. Ci siamo aiutati entrambi, anche economicamente, quando c’era la necessità».
Stato e Regione si sono defilati?
«Per Jacopo mi viene garantita un’assistenza di due ore e mezza al giorno. Sono poche, e spesso ho dovuto farmi aiutare anche da Edoardo, sottraendogli del tempo. Sia alla sua vita, sia come madre. E questa cosa mi ha fa molto soffrire. Maurizio mi è sempre stato accanto. Un giorno, candidamente, mi disse: “Dai, presto lo portiamo in quel posto meraviglioso, fra la natura, magari improvvisamente si riprende!”. Oggettivamente, dove lo trovi un uomo così?».
«Invece tra noi c’era solo un feeling, ma unico. Che si è allargato poi anche ai miei due figli: Edoardo, che ha quasi 18 anni, e Jacopo, di 11, che soffre di autismo. Non è semplice mandare avanti due ragazzi da sola, soprattutto in una città che può rivelarsi complicata e ostile come Roma. Certe serate per lo sconforto totale e la stanchezza ho rischiato quasi di svenire. Maurizio c’era sempre, con i suoi messaggi, i vocali, con un supporto che non è mai venuto meno. Ci siamo aiutati entrambi, anche economicamente, quando c’era la necessità».
Stato e Regione si sono defilati?
«Per Jacopo mi viene garantita un’assistenza di due ore e mezza al giorno. Sono poche, e spesso ho dovuto farmi aiutare anche da Edoardo, sottraendogli del tempo. Sia alla sua vita, sia come madre. E questa cosa mi ha fa molto soffrire. Maurizio mi è sempre stato accanto. Un giorno, candidamente, mi disse: “Dai, presto lo portiamo in quel posto meraviglioso, fra la natura, magari improvvisamente si riprende!”. Oggettivamente, dove lo trovi un uomo così?».
(DAL SETTIMANALE GENTE - MAGGIO 2023)