Marco Castoldi, in arte Morgan, reclutato per tornare ad alzare gli ascolti (senza apprezzabili risultati) anche come giurato dell'edizione 2023 di «X-Factor». |
A me Morgan fa soprattutto tenerezza. Quel groppo in gola di mesta pena che ti prende quando vedi uno che si è di fatto autoproclamato genio della musica per mancanza di prove. Tutto ciò che fa, da anni, è tentare di auto-edificare il proprio mito, sullo sfondo di una pesante frustrazione che deriva dalle risibili vendite discografiche; condizione che credo gli pesi parecchio, percependosi come una specie di Divinità. Qualcuno ogni tanto abbocca, ci crede. Pochi, per la verità, nel giardino dei semplici. Ma non bastano ciuffi di lunghi capelli bianchi in direzione ostinata e contraria, un look studiato, quell'incontenibile boria, gli ammiccamenti al mondo delle sostanze proibite e l'insofferenza verso le regole a fare di te un Grande Ribelle o un Gigante della musica. Sei soltanto un personaggio, questo sì. Buono per le giurie di un talent, dove gli scazzi a volte possono diventare oro. Un efficace e scaltro comunicatore di disagio interiore. Davanti al quale ci si ferma come davanti al video di ieri. L'allegoria di un brutto incidente stradale.
"Sì, però ha una grande cultura musicale", dicono di norma i difensori d'ufficio (anche dell'indifendibile). Perfetto. E allora? Che cosa cambia? Andiamo a guardare il repertorio del nostro, dove spicca un bel pezzo, "Altrove" (il suo più noto, ma se vogliamo non proprio di assoluta notorietà nazionale) e poi il nulla. Servito da un tizio che sa suonare, sì, ma canta oggettivamente male. E fino a prova contraria, se fai il cantante, questa debolezza non è propriamente un punto di forza. Artisiticamente è così privo di materiale proprio, che è costretto ad attingere al repertorio dei grandi veri (Tenco, Battiato, Endrigo, per citarne alcuni) per poter vivere di luce riflessa sulla grandezza altri. Per poter ammiccare al pubblico con il sottotesto: vedete? Anch'io sono come loro. Sarebbe interessante sentire il parere degli interessati, ma disgraziatamente non sono più in vita. Sarà un caso.
In Morgan non vedo talento, ma il puntiglio di chi si è incoronato Re, mentre tutti attorno sghignazzano vedendolo nudo. Al massimo intravedo un bizzarro sopravvalutato. Si considera alfiere dell'Arte, con la maiuscola. Quando non sa che cosa dire, scomoda l'Arte. Io sono l'Arte, dunque l'Arte non si tocca. Quando lo sento ribadire il concetto mi viene da ridere a crepapelle per due giorni.
E se a un concerto dedicato a Battiato, con la vicinanza al quale ti sei spesso sciacquato la bocca, decidi che sei Morgan e quandi fai solo pezzi di altri, il pubblico (che aveva pagato per l'omaggio a Battiato) dopo un po' te lo fa presente, li copri di irriferibili insulti. Tutta la platea. Del resto è l'unico modo per farti notare davvero. Sono gli unici show che tengono in vita il paradiso artificiale di una notorietà di plastica. Finta come una moneta da 75 centesimi.