lunedì 25 settembre 2023

IVA ZANICCHI: «BENE MENGONI, LAZZA E MADAME, MA OGGI I PEZZI NON SONO PIU' IMMORTALI»

La cantante e conduttrice Iva Zanicchi, un tempo nota come L'Aquila di Ligonchio.

«Ebbene sì, vi do un’anteprima: la Rai mi ha chiesto di fare quattro prime serate. Uno show con musica e parole ancora da collocare con precisione, ma ce l’ho tutto in testa. Stiamo definendo i dettagli. Vedrete una doppia Iva. Basta, sennò poi dico tutto. Intanto, dal 18 marzo, non vedo l’ora di entrare nella giuria de Il cantante mascherato, su Rai1».

Carica a pallettoni dopo un veloce passaggio dall’estetista, Madame Zanicchi sgancia la sua tele-bombetta. Dopo anni a pascolare in quel di Mediaset, da qualche tempo è di casa a Viale Mazzini, dove pur avendo appena sfiorato il Festival di Sanremo («Ho solo fatto il mio come ospite da Matano e dalla Bortone») ha qualche buon consiglio da regalare agli organizzatori per l’edizione 2024.

 

Iva, lei sa bene che appena finisce un Sanremo si inizia già a lavorare a quello successivo. Come se lo immagina?

«Anzitutto non mi tocchino Amadeus! Lo adoro. È simpatico, umano, e anche un buon direttore artistico: quest’anno ha infilato un bel cast di gente che piace ai giovani, da Madame a Lazza. Mengoni super. Ma mi è piaciuto anche Ultimo e I Cugini di campagna, intonatissimi, ci stavano tutti. Salvo persino la Oxa, anche se tende a caricare un po’ troppo. Non meritava il 25° posto».

Pensa che qualche canzone resterà nella storia della musica italiana?

«No, ma oggi ormai è difficile che i pezzi diventino immortali come ai miei tempi. Fiume amaro e La riva bianca, la riva nera vendettero più di un milione di copie».

Che cosa cambierebbe nel prossimo Festival?

«Toglierei di mezzo la politicizzazione, i sermoni. Capisco che ci sono cinque giorni e parecchie ore di spettacolo da riempire, ma qui si esagera. Molta gente la pensa come me».

Si riferisce ai monologhi?

«Sì, per esempio la Egonu che arriva da un altro Paese dicendo che siamo razzisti. Ora, lei avrà dato tanto all’Italia, ma l’Italia ha dato tantissimo a lei. Mi sento di dire che siamo il Paese meno razzista d’Europa».

E la Ferragni, che scrive a se stessa bambina?

«Ma sì, son tutte cosette che prese singolarmente possono avere un senso. Anche la Fagnani che parlava delle carceri. Bene. Andai a visitarle anch’io quando facevo politica: San Vittore, Opera, Parma. Ma si asciughi il tempo e lo spazio dato ai pontificatori, sennò si perde il vero scopo di Sanremo».

Dica la verità: «Ballando con le stelle» voleva vincerlo.

«Assolutamente no: è stata una bella esperienza. Ora posso rivelarvi una cosa: grazie al mio partner, Samuel Peron, provavo al massimo un’ora alla settimana a fronte delle cinque dei miei colleghi. E me la rido».

Fortunella. L’hanno accusata di essere stata un po’ sboccata.

«Hanno ragione, del resto raccontavo anche barzellette - ormai giro per strada e me le chiedono – e le barzellette se non sono un po’ sconce non interessano a nessuno».

Molte cantanti non più giovanissime si riciclano come giurate di talent canori. Le piacerebbe?

«Non impazzisco all’idea: preferisco show miei. Potrei fare X-Factor o The Voice Senior, quelli sì. Ma solo per accompagnare il percorso degli artisti. Non mi va di giudicarli».

L’ultimo suo lavoro a Mediaset è stato «D’Iva», che a mio avviso era ben confezionato. Gli ascolti però hanno zoppicato. Questo  che prepara per Rai1 vuole essere la sua rivincita?

«Era fatto bene, dai, lasciamo stare. E per gli ascolti, se guarda Baglioni che cos’ha combinato…».

Intanto sta sotto l’ala di Milly Carlucci.

«È un carrarmato: arriva alle nove di mattina, va via a mezzonotte, e guarda tutto, anche i colli delle camicie. Non so come faccia. Senta, lei…»

Mi dica.

«Riporti bene quello che dico sennò le strappo tutti i peli».

Oddìo, quali?

«Non importa l’area. Glieli strappo coi guantoni da boxe».


(DA SETTIMANALE GENTE, MARZO 2023)



IL FANTASANREMO SOVRANISTA

Mentre fra gli addetti ai ludici lavori si vocifera di un Pino Insegno (forte della sua salda amicizia con la premier Giorgia Meloni) decisamente incaponitosi nell’idea di riuscire a riprendere la guida di «Reazione a catena», il gioco delle parole di Rai1 portato al successo negli ultimi anni da Marco Liorni, si può provare a fantasticare anche sul fronte festivaliero.

Con la vittoria schiacciante del Centrodestra alle ultime elezioni e quell’arietta sempre un po’ politicizzata che soffia in Rai, nel 2024 potrebbe disegnarsi un cast alquanto variegato, in grado di passare da Iva Zanicchi e l’immancabile Povia (e gli orchestrali fanno ohhh) a Rita Pavone (datele un martello sovranista) per soffermarsi poi sulla voce graffiante di Fausto Leali, sul mai allineato Enrico Ruggeri, su Max Pezzali, già 883, e Laura Pausini. Per andare sul vintage, invece dei cugini di campagna (che votano ancora per un’ininfluente lista civica al paesello) andrebbero ripescati Alberto Fortis e Sergio Caputo. Tanto la finale è (pur) sempre un sabato italiano.

Non si sa quanto i sopracitati abbiano velleità di candidarsi. Di certo dovrebbero vedersela con Amadeus, l’uomo dei 53 milioni di euro di introiti quest’anno per Rai Pubblicità. Che lo venera come un dio pagano. In cambio lui chiede o ottiene autonomia totale sulla scelta del cast. Pare che non metta becco neppure il suo potente manager Lucio Presta. 

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