Il banchiere Mario Draghi. Ha rassegnato le sue dimissioni. |
Da tempo mi sono stancato di provare a capire le dinamiche che guidano l'inazione di questa classe politica di nani sui trampoli e ballerine sciancate (ma molto in movimento, rimestando nel nulla). Vivono in campagna elettorale permanente effettiva perculando i loro elettori e cercando ogni occasione per mettere in atto eclatanti prove di forza allo scopo di guadagnare consensi nei sondaggi. L'unica parola che mi viene in mente è autolesionismo, oltre al tentativo perenne di conservazione della specie improduttiva. Perché diciamolo, il mandato da tempo non è più concepito come servizio al Paese ma rifugio di diversamente abili in altre attività. Hanno creato tale e tanto disamore verso la politica che Tafazzi non avrebbe saputo fare meglio percuotendosi ripetutamente gli zebedei. Fanno male a tutti e a loro stessi per salvare loro stessi.
Credevo che l'ultima sceneggiata fosse un teatrino più o meno concordato con Sergio Mattarella per rimettere in sella Mario Draghi in sicurezza almeno sino al voto. Invece a quanto pare gli hanno talmente frantumato i gioielli di famiglia che questo se ne va. Draghi non è infallibile e ragiona un po' troppo da Amministratore Delegato. La democrazia parlamentare vive di tanti compromessi e sfumature. Ma l'uomo è così, le circostanze che l'hanno portato alla Presidenza del consiglio erano (sono) a dir poco eccezionali. Ed è anche la persona indubbiamente più capace e con la migliore reputazione internazionale in mezzo a un branco di cialtroni. Valeva la pena di prorogargli la corsa almeno sino a chiudere il giro, ma ha resistito sin troppo senza mandare tutti a ranare. Ci sarebbero state (ci sono) ancora questioni importanti da risolvere. Ma i pagliacci autolesionisti hanno estremo bisogno di riguadagnare i riflettori. Nella vana speranza di convincerci della loro utilità.