Mondadori ha sbagliato anzitutto perché i Telegatti vanno (andavano) maneggiati con cura. Con estrema cura perché, lo si voglia o meno, si stava modificando qualcosa di più grande di un semplice oggetto: si andava a toccare la storia del video di casa nostra; un brand leggendario per gli spettatori, e soprattutto per la memoria del pubblico. Niente è più sacro e sovrano. Il Telegatto (così come Sorrisi, del resto) è come la Coca-Cola. A voi verrebbe in mente di cambiare formula e grafica del logo, pur se vecchiotto? Naturalmente no. Se entraste in un'agenzia di marketing e pubblicità con quest'idea, probabilmente vi guarderebbero come si guarda un alieno in ciabatte che sorseggia il tè delle cinque. Lo stesso vale per le fattezze dell'adorato micione massiccio e dorato, se mi si passa il bisticcio di parole.
Se Mediaset (per suoi insondabili motivi, forse legati al rapporto costo-resa del prodotto, forse per guardare avanti rispetto a precedenti gestioni aziendali: questo spazio è a disposizione per chiarirlo, eventualmente) non ha intenzione di riportare in vita il mitico «Gran Premio Internazionale della Tv», galà noto come La notte dei Telegatti, la relativa statuetta sorrisiana avrebbe fatto meglio a restare ben chiusa nel cassetto sicuro e privilegiato della memoria. Invece si è scelto incautamente di resuscitarla trasformandola in una sorta di gadget di plastica riciclata che verrà assegnato di tanto in tanto agli artisti a discrezione della redazione e non più del pubblico. Altro errore non da poco che svuota di senso qualcosa di fortemente simbolico. Poco importa che la statuetta sia stata realizzata dalla rispettabile Cracking Art. I simboli sono simboli, e non si toccano. Quelli fortissimi e legati a filo doppio con la memoria della gente, non andrebbero manco sfiorati. Scherza coi fanti, ma lascia stare i Telegatti.
All'incolpevole Vasco Rossi è andata la prima, nuova statuetta. Ricevendola, il Blasco ha commentato: «Tra l'altro ricordo con molto affetto i Telegatti quando si vincevano, una volta». Parole sante, Vasco. Parole sante.