L'attore e regista romano Carlo Verdone. |
«Vita da Carlo», appena approdata su Prime Video, non è un capolavoro, ma un omaggio onesto, sincero (e comunque gradevole) alla fenomenologia verdoniana e al cinema del regista di «Un sacco bello», «Borotalco», «Compagni di scuola» e una pletora di 28 titoli nati sotto il segno della commedia. Quasi sempre dolceamara.
Sulle prime sembrerebbe quasi un'operazione supponente, di certo volutamente autoreferenziale, ma non è così. In definitiva risulta un giocoso regalo che il buon Carlo ha fatto a se stesso e a Roma, che non è soltanto uno sfondo ma diventa parte del racconto; si pensi al fil rouge di Carlo Verdone possibile sindaco della città.
C'è Max Tortora che gigioneggia, la brava Anita Caprioli che attraversa tutta la mini-serie con grazia, spuntano persino un Morgan credibile e un Alessandro Haber come sempre da leggenda, e i capitoli sono brevi, poco invasivi, si nota la voglia dell'attore di giocare con il registro comedy/autoironico con puntate sul malinconico. La sua ricetta di sempre, spalmata nella serialità. Uno dei pregi è quello di non insistere troppo sul cliché già troppo sfruttato del Verdone ipocondriaco. Si ride meno di quanto si vorrebbe, ma in fondo il motivo lo spiega il regista stesso durante la narrazione. Una stagione è più che sufficiente, ma del resto credo che Carlo non abbia la minima intenzione di girarne un'altra. A prescindere dal successo.