Qualche anno fa, nella hall di un bell'hotel milanese, fra stucchi e troni dorati che neppure a Uomini e donne, mi capitò di intervistare Bruno Vespa. Fu uno tra i pochi, pochissimi incontri professionali della mia vita (e ne ho viste di tutti i colori, credetemi) in cui percepii dall'altra parte il Potere allo stato puro. Bruneo, come lo chiamano quelli di Striscia la notizia per sdrammatizzarne l'influenza politica devastante, era uno dei Padreterni della categoria, certo. Lo è dalla notte dei tempi. Padrone di casa di quel Porta a porta di Rai1 che spesso è stato definito "la terza Camera" dello Stato. Mi misi a intervistarlo facendo il mio dovere, cioè infilando, nel tempo concesso, domande di tutti i tipi. Non ho mai amato le interviste totalmente sedute, prone, il lecchinaggio tanto in voga. Bisogna trovare un giusto compromesso, che fra l'altro è utile a tutti. Ma solo quelli intelligenti lo capiscono.
Ebbene, a ogni domanda che pretendeva di essere un po' più ardita, che provava a denudare un po' il Re, lui mi fissava e rispondeva con un sorriso tenero, affettuoso, quasi compassionevole. Al quale non potei che dare due interpretazioni : 1) Piccino, non c'è niente che tu possa domandarmi che mi metterà mai in difficoltà. 2) Ricorda che io ci sarò sempre, nei secoli dei secoli. Tutti passano e passeranno, tu compreso, ma io ci sarò per sempre. Il Potere vero mi aveva fatto capire, fra sorrisi e qualche smorfietta: scansati ragazzino, lasciami lavorare. Sono passati anni e Governi, e Bruno è ancora lì, che sorride malizioso.