Che fine hanno fatto i Magsino? Che cosa combina oggi la famiglia di domestici di origini filippine per vent’anni al servizio di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, finita tempo fa in un tubinio di polemiche dopo avere ereditato la fortuna della coppia d’oro dello spettacolo italiano? Il peggio (mediaticamente parlando) è passato, come vedremo più avanti. E dalla morte di Raimondo (aprile 2010) a quella di Sandra, appena cinque mesi dopo, i nostri continuano ad abitare gli ultimi due piani di una palazzina nel verde a Segrate, appena fuori Milano, che fu la dimora storica dei due protagonisti del piccolo schermo. Cinque camere da letto, cinque bagni, quadri antichi un po’ ovunque, foto e cimeli di una carriera, un barbecue gigante sul terrazzo, e all’interno quattro persone, il gatto rosso Simba e il coniglio bianco Asti.
C’è il sornione papà Edgar, 53 anni, che veglia silente su tutti; la quieta Mamma Rosalie, 55, sposatisi nel 1995 (ma presero servizio dai Vianello il 5 dicembre 1991), e i loro due sorridenti figli: John Mark (28) e Raimond (23). Un quartetto che era a tutti gli effetti parte della famiglia.
Il nome di Raimond («Mi raccomando lo scriva senza la y, sbagliano tutti») ci porta subito dalle parti del comprensibile omaggio a «zio Raimondo», come lo chiamano i ragazzi di casa. A far da contraltare naturalmente a «zia Sandra». «Di loro» continua «mi manca soprattutto la quotidianità: lui che mi preparava la colazione e poi, da piccolo, in assenza di partite di calcio, mi portava al piano di sopra a guardare in tv certi cartoni animati che sopportava a malapena per farmi felice».
Dopo il liceo scientifico, Raimond, insieme con il suo personal trainer, ha aperto una società che si occupa «di affitti e compravendita di immobili».
I due fratelli furono anche protagonisti di un episodio di «Casa Vianello» intitolato «Il mago pennellone», nel quale un Raimondo illusionista riusciva perfettamente nel numero della sparizione di cinque euro. Più presentein tv è stato invece il maggiore, John Mark, comparso anche in «Cascina Vianello». Fu lui, dopo la ravvicinata scomparsa di Raimondo e Sandra, a occuparsi in parte del patrimonio di famiglia. «Iniziai a studiare Economia e commercio, facoltà che ho poi lasciato. Poi ho seguito corsi di memoria e lettura veloce e anche comportamentali, inerenti al relazionarsi con l’altro sesso. Avevo anche bisogno di conferme. Il trauma per la morte degli zii fu forte e sentivo psicologicamente il peso di dovere in qualche modo tutto a loro. Oggi rappresento per Monza e Brianza il progetto di un “centro commerciale digitale” per aziende e privati: “Cashback World” ».
Mamma Rosalie, dal canto suo, torna spesse nelle Filippine, nella provincia di Oriental Mindoro, per seguire le attività di una Onlus dedicata a Sandra e Raimondo; si occupa di aiutare a progredire bambini e nuclei familiari che vivono in uno stato povertà e arretratezza.
Ben diverse le attitudini di papà Edgar, che zitto zitto, da tre anni a questa parte, col suo Thunder Bowl Milano Team (al quale è iscritto anche John Mark) è diventato un campione di bowling. Partecipa a vari tornei, ma il suo orgoglio è stato il sesto posto (su 176 partecipanti) strappato al “Ranking 500”, sfidando i più grandi professionisti italiani.
«Quando leggemmo le referenze per entrare a lavorare in questa casa» dice Rosalie «Sandra chiedeva espressamente una coppia con un figlio piccolo (John Mark aveva appena sei mesi) disposta a vivere qui. Siamo stati assieme e al loro servizio facendo una vita normalissima per vent’anni e il valore più grande che ci hanno lasciato è stato l’affetto. Il periodo più difficile? Quel lasso di tempo, relativamente breve, fra la malattia e la morte di Raimondo, e la vista di Sandra che a seguire si spegneva lentamente».
Poi affiorano i ricordi felici di una vacanza invernale a Crans-Montana, in Svizzera, dove Vianello e Mondaini possedevano un’altra casa: «Quella l’abbiamo venduta» spiega Rosalie «perché ci andavamo soltanto un mese all’anno. Del resto sia Raimond che John Mark non sanno sciare per assoluto divieto di Sandra, che era terrorizzata dal fatto che potessero farsi male». «Vietata anche la moto», incalza Raimond. «A Crans-Montana» ricorda John Mark «zio Raimondo, che aveva appena imparato a inforcare gli sci, inciampò e cadde fra la neve fresca mentre stava per prendere lo skylift e Sandra se ne andò via ridendo. Un’altra volta, in una discesa, prese un suo amico che stava a valle come un punto nel mirino e finì per travolgerlo alla fine della corsa».
In un’Italia dalla xenofobia spesso strisciante o marcata, una famiglia di filippini che eredita la fortuna dei Vianello non può non essere oggetto di invidie. «Un peso che si è sentito, ma più che invidia mi piace chiamarla gelosia, per attenuare» dice Rosalie. «All’inizio leggevo certi commenti sui social e ci restavo malissimo. Poi l’ho superata. Questi che offendono dietro un nickname non si rendono conto che dall’altra parte ci sono delle persone?», rintuzza John Mark. «Io invece di prendermela li sfottevo a modo mio» dice Raimond. «Leggevo dei ricchi filippini e commentavo rincarando la dose: “Sì sì, questa sera vanno a spendersi tutto a cena da Cracco».
Su un tavolino del soggiorno, tante foto. Una di queste vede John Mark e Raimond decisamente più giovani e in mezzo a loro Silvio Berlusconi. «Venne a casa quando zio Raimondo stava male» racconta John Mark. «E quella foto la ricorderò sempre perché ci teneva schiacciati per abbassarci, credo per risultare più alto. Lo vede che sono tutto storto? Zio con lui scherzava sempre e lo prendeva in giro: “il Berlusca” gli diceva. Lui era uno che ironizzava sempre. Chiunque avesse davanti: un prete, un politico, un ufficiale delle SS. Zio Raimondo prendeva in giro tutti».
(DAL SETTIMANALE OGGI - DICEMBRE 2019)
Il nome di Raimond («Mi raccomando lo scriva senza la y, sbagliano tutti») ci porta subito dalle parti del comprensibile omaggio a «zio Raimondo», come lo chiamano i ragazzi di casa. A far da contraltare naturalmente a «zia Sandra». «Di loro» continua «mi manca soprattutto la quotidianità: lui che mi preparava la colazione e poi, da piccolo, in assenza di partite di calcio, mi portava al piano di sopra a guardare in tv certi cartoni animati che sopportava a malapena per farmi felice».
I due fratelli furono anche protagonisti di un episodio di «Casa Vianello» intitolato «Il mago pennellone», nel quale un Raimondo illusionista riusciva perfettamente nel numero della sparizione di cinque euro. Più presentein tv è stato invece il maggiore, John Mark, comparso anche in «Cascina Vianello». Fu lui, dopo la ravvicinata scomparsa di Raimondo e Sandra, a occuparsi in parte del patrimonio di famiglia. «Iniziai a studiare Economia e commercio, facoltà che ho poi lasciato. Poi ho seguito corsi di memoria e lettura veloce e anche comportamentali, inerenti al relazionarsi con l’altro sesso. Avevo anche bisogno di conferme. Il trauma per la morte degli zii fu forte e sentivo psicologicamente il peso di dovere in qualche modo tutto a loro. Oggi rappresento per Monza e Brianza il progetto di un “centro commerciale digitale” per aziende e privati: “Cashback World” ».
Ben diverse le attitudini di papà Edgar, che zitto zitto, da tre anni a questa parte, col suo Thunder Bowl Milano Team (al quale è iscritto anche John Mark) è diventato un campione di bowling. Partecipa a vari tornei, ma il suo orgoglio è stato il sesto posto (su 176 partecipanti) strappato al “Ranking 500”, sfidando i più grandi professionisti italiani.
«Quando leggemmo le referenze per entrare a lavorare in questa casa» dice Rosalie «Sandra chiedeva espressamente una coppia con un figlio piccolo (John Mark aveva appena sei mesi) disposta a vivere qui. Siamo stati assieme e al loro servizio facendo una vita normalissima per vent’anni e il valore più grande che ci hanno lasciato è stato l’affetto. Il periodo più difficile? Quel lasso di tempo, relativamente breve, fra la malattia e la morte di Raimondo, e la vista di Sandra che a seguire si spegneva lentamente».
Su un tavolino del soggiorno, tante foto. Una di queste vede John Mark e Raimond decisamente più giovani e in mezzo a loro Silvio Berlusconi. «Venne a casa quando zio Raimondo stava male» racconta John Mark. «E quella foto la ricorderò sempre perché ci teneva schiacciati per abbassarci, credo per risultare più alto. Lo vede che sono tutto storto? Zio con lui scherzava sempre e lo prendeva in giro: “il Berlusca” gli diceva. Lui era uno che ironizzava sempre. Chiunque avesse davanti: un prete, un politico, un ufficiale delle SS. Zio Raimondo prendeva in giro tutti».
(DAL SETTIMANALE OGGI - DICEMBRE 2019)