mercoledì 22 luglio 2020

KATIA RICCIARELLI: "NON AVEVO LE CHIAVI DELLA CASA DOVE VIVEVO CON PIPPO BAUDO"

Katia Ricciarelli durante il periodo del matrimonio con Pippo Baudo. La soprano è attualmente in onda su Rai1 insieme con Pierluigi Diaco nel talk-show "Io e te".
La vera diva è Ciuffi, batuffolo bianco screziato che zampetta con alterigia in platea, nel foyer e tra gli austeri saloni del Teatro Verdi di Trieste. «È un incrocio fra un maltese e uno yorkshire, ce l’ho da un anno e ormai è la mascotte della compagnia» dice amorevole Katia Ricciarelli. Che lavora alacremente alla regia di due opere: «Turandot» di Puccini (debutto il 29 novembre nella stupenda città friulana) e a seguire la classica «Aida» verdiana.

Katia, esagero se la definisco «La regina della lirica italiana»?

«Beh, non sarebbe il primo… Massì, dai, diciamo che ci può stare».
Festeggia 50 anni di carriera. A che punto si sente della sua vita?
«Sono una che per il lavoro ha sacrificato tutto, e coerentemente continuo a lavorare, a cantare, a insegnare, a coltivare interessi, a fare tv quando capita». 

Con il pubblico dalla sua.
«Ho tanti sostenitori nonostante l’Italia sia un Paese che ama portare in vetta i propri beniamini e poi distruggerli. Quelli che non sopporto sono i tipi che escono dal teatro e dicono: “Certo che da ragazza la voce era un’altra cosa”, oppure: “Dai, tutto sommato se l’è cavata ancora”. Queste cose mi mandano in bestia ed è il motivo per cui ho smesso di fare opere».
Patisce così tanto il giudizio degli altri?
«Tiro dritta ma lo patisco. Le malelingue mi destabilizzano».
Prima ha glissato sul privato.
«Mannò, ho un passato con due storie importanti: una di 12 anni con Josè Carreras…». 

I sacri testi dicono 13.
«Sa che mi sta mettendo il dubbio? (Ride). Sì, ha ragione: tredici. E poi 18 di matrimonio con Pippo Baudo. Completando l’opera. Diciotto, capisce? Non ho neanche raggiunto i vent’anni di versamento di contributi sentimentali minimi. Che cosa vuole, la butto sul ridere».
E la battuta è anche buona. Ma che cosa non ha funzionato?
«Quando sono nati quegli amori c’era affetto, attrazione. Tutto. Quando le cose non funzionano più bisogna prenderne atto e chiudere».
Non ama accontentarsi.
«No, il tirare a campare non fa per me. Non ha senso. Altrimenti certe relazioni le avrei riprese». 

Lei è nota per coraggio e schiettezza. Litiga spesso?
«No, evito. Mia madre mi chiamava “Fiammifero”: mi accendo, brucio e mi spengo subito completamente. Invece l’altra persona magari se la lega al dito per tutta la vita».
Però scusi: lei e Pippo Baudo siete due indiscutibili dominatori. Avrete litigato di continuo.
«Pensi che ho rivisto Pippo quest’anno, per caso, all’inaugurazione della stagione dell’Arena di Verona, dopo che non ci vedevamo né ci parlavamo da ben 15 anni. Mi ha fatto piacere perché abbiamo chiacchierato e ci siamo abbracciati con estrema naturalezza. Con serenità».
Possibile, 15 anni di silenzio?
«Sì, c’è l’orgoglio, il caso che non ci ha fatti incontrare, nessuno che alza la cornetta per primo. Sono le macchie d’olio che si allargano, come le chiamo io». 

Torniamo ai litigi baudiani. Saranno stati memorabili.
«Non tanti, in realtà. Lui diceva sempre: “Io non voglio farli, preferisco vivere tranquillo”. Io invece penso che per far funzionare una storia si debba parlare e “baruffarsi” ogni tanto e poi fare pace. Se non si discute finisce che poi cala il silenzio e tutto muore. Allora ogni tanto prendevo e me ne andavo, ma poi non potevo rientrare perché non avevo le chiavi».
Mi sta dicendo che non aveva le chiavi della casa che abitava con Pippo?
«Eh, che cosa devo dirle… Non le avevo! Però in realtà c’era quasi sempre una signora dentro che apriva. Litigavamo, lui provava a trattenermi, me ne andavo e poi tornavo. Una volta, sposati da poco, mi trovai a dormire a Roma allo Sheraton. Avranno pensato: “Toh, Baudo l’ha già cacciata di casa”». 

Perché litigavate?
«Ero gelosa di tutte le donne belle che aveva sempre attorno. Lui mi diceva: “Scendi dal piedistallo, non fare la diva”. Ma quale diva? Ero in perenne sbattimento, che gli frugavo anche nelle tasche di nascosto per controllare. Poi quando le cose si guastano è finita, non le riaggiusti».
E con Carreras, come andò?
«Eravamo giovani e molto innamorati. L’ho lasciato, è tornato dall’ex moglie, poi ci siamo rivisti e rimessi assieme e poi lasciati di nuovo; è tornato ancora dall’ex moglie. Insomma, un casino: era tutto un ciàpa sü, ciàpa zò che non le dico. Poi è spuntato un figlio».  

Che tipo era José?
«Simpatico. Come molti catalani, imprecava tantissimo nella sua lingua. Quando si mise con me imparò anche le imprecazioni in italiano, che non capiva bene e gli sembravano meno gravi. Un giorno a Vienna lo dovetti fermare perché continuava a imprecare in italiano».
Solo due tenori nella sua vita sentimentale?
«Sì, al massimo qualche tenorino agli inizi. Ci fu anche un flirtino - perché con lui più di quelli non potevi avere - con Alberto Sordi. Le sue sorelle mi volevano molto bene, perché fra quelle che frequentava ero l’unica che lavorava. Debuttai e mi mandò 100 rose rose. Ma allora non è avaro come dicono, pensai. Scoprii poi che le aveva mandate la casa di produzione». 

Che cosa le è mancato, nella vita?
«Forse un figlio, ma mi sono anche detta tante volte che avendo sacrificato tutto al lavoro, sarei stata probabilmente una pessima madre. A un certo punto con Pippo l’abbiamo anche cercato, ma non è venuto. La natura ha detto la sua».
In compenso a Pippo ne spuntò uno all’improvviso, Alessandro, che non sapeva di avere.
«Sì, mi diceva: faccio il test del Dna. Ma quale test vuoi fare, gli ripetevo: non vedi che è uguale a te?».
Lei è un soprano senza la puzza sotto il naso. In tv ha fatto persino il reality «La fattoria», nel 2006.
«Mi ero appena lasciata con Pippo e avevo bisogno di andare lontano e distrarmi. Non mi posi neanche il problema di passare per quella che voleva rinfrescare la propria popolarità». 

Ha ricevuto altre proposte?
«Di tutto, in primis “L’isola dei famosi” e il “Grande Fratello Vip”, ma ho sempre declinato. Di recente persino “Tale e quale show”».
Come giurata. Non sarebbe stato male.
«Ma quale giurata? Avrei accettato. Volevano mettermi in gara a fare le imitazioni! Lei capisce che va bene tutto, ma…».
Ha ancora quella passionaccia per le slot machine?
«Certo, ma senza mai rovinarmi. Mi piacciono quelle lucine colorate, le rotelle che girano. E dovrebbe vedere che calci tiro a quelle macchine quando perdo. Le insulto e tiro calci. E siccome non vado mascherata e con i baffi, ogni tanto arriva quello che: “Scusi, ci facciamo un selfie?”. Ma che selfie vuoi fare con me e la slot? Ma lasciami in pace, che son qui a rilassarmi!».


(DAL SETTIMANALE OGGI - DICEMBRE 2019) 

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