Fabrizia Pecunia, sindaco di Riomaggiore, nelle Cinque Terre. |
Dottoressa Pecunia, chiariamo subito: sindaco o sindaca?
«È uguale, sono una contabile, già commercialista e revisore dei conti: bado solo alla concretezza».
«I treni circolano e i turisti scendono regolarmente. Trenitalia, che avevo segnalato anche a prefetto e Procura, ha fatto ricorso al Tar contro la nostra ordinanza. Il Tar l’ha annullata, ma solo perché non definiva in modo ancora più chiaro gli interventi da fare».
Quindi?
«La rifaremo più dettagliata. Intanto è stato stabilito che ci sono esigenze di sicurezza che vengono prima di quelle turistiche. Bisogna pianificare le azioni da fare, e quel che auspico è una collaborazione con Trenitalia, che sinora non c’è stata».
«L’emergenza vera è per 10-15 giorni l’anno: 25 aprile, 1° maggio, Pasqua, i ponti primaverili… Ora vedremo Ferragosto. Ma c’è stata un’impennata di turismo, anche crocieristico: ci sono giorni in cui nella vicina La Spezia sbarcano 14 mila persone».
Perché questo boom?
«Tanti fattori, compreso Instagram. Molti nel mondo vedono la classica foto delle case colorate a picco sul mare, e vengono qui per farsi il selfie. Siamo entrati, insieme con Roma, Venezia e Firenze nel giro dei luoghi assolutamente da vedere in Italia».
«Sì, e Monterosso 129. A Riomaggiore ci sono 1.500 abitanti e 1.900 posti letto. Con 3-3.5 milioni di presenze l’anno. La gente del posto preferisce ormai vivere altrove e affittare casa qui. E questi luoghi vanno preservati: sono e devono restare vivi. A Manarola siamo passati da 740 mila turisti nel 2014 a un milione e 400 mila nel 2017».
Quindi scatta il: no, grazie. Ma scusi, visto che secondo i latini «Pecunia non olet» (Il denaro non puzza) - citazione che le avranno già fatto milioni di volte – che cosa ne pensano ristoratori ed esercenti di questa voglia birichina di tenere lontana la gente?
«Siamo assolutamente pro turismo. Ma per le Cinque terre ci vogliono una strategia e un coordinamento globali, se occorre regionali o governativi, per non collassare. E poi guardi: io d’inverno fatico a far tenere aperti i negozi. E quando aprono, non c’è esercizio che non sia sempre, totalmente sold out. Non abbiamo mai avuto la ricettività. I turisti passano, prendono acqua, gelato e panino, e se ne vanno».
«Pochissimo. Per questo dico: nelle Cinque Terre aboliamo la tassa di soggiorno, e introduciamo quella turistica: 50 centesimi per ogni biglietto di treno staccato. Avremmo soldi per tutte le nostre esigenze».
Senta, è sposata, ha una figlia di dieci anni, Ester, un bell’eloquio, un’ottima presenza e fa politica con passione dal 2011. La vedremo presto a Montecitorio?
«Mannò, non ipotechiamo il futuro: sono sindaco dal 2016 e cerco di portare avanti con coraggio la mia missione qui: è già tanto. Ho ereditato un comune in default».
«Non so, vedremo. Andrò se e dove mi inviteranno, forse».
Scommetto che ai convegli del suo partito, il Pd, fanno a gara per sedersi accanto a lei.
«Eh, sempre che riescano a mettersi d’accordo. Perché sa, nel Pd c’è sempre un po’ questo problema».
(DAL SETTIMANALE OGGI - GIUGNO 2019)