Simone Cristicchi. |
Cristicchi, uno show minimale restituito con l’imponenza orchestrale. Come l’ha modificato?
«Scegliendo per esempio i brani più adatti, come “Signore delle cime” e “Il testamento del capitano”; i canti alpini con orchestra li definirei quantomeno un esperimento».
«Di solito mi lasciano… No, dai: diciamo che si era esaurito il sentimento, che è effimero, incoercibile, varia di intensità. I veri amori duraturi sono fatti di umiltà, accettazione, sapersi mettere di fianco».
Lavora a un nuovo album?
«Per ora no: porto avanti il progetto del mio documentario, “Happy-Next – Alla ricerca della felicità”, e vorrei portare a teatro qualcosa che prenda singole parole e le svisceri: amore, dolore, cultura…».
«Non vedo tv e ascolto le radio che scelgo. Difficile che mi imbatta in cose sgradite. Sono nel periodo colonne sonore e musiche orchestrali. Troppe parole mi confondono».
Il cantautorato di spessore è alla frutta?
«No, non morirà mai. E Brunori Sas, Le luci della centrale elettrica e gli stessi Baustelle lo dimostrano».
(DAL SETTIMANALE OGGI - APRILE 2019)