L'attore Alvaro Vitali con la moglie Stefania Corona. |
Vitali, in questi giorni è sul set con sua moglie Stefania Corona: che cosa sta girando?
«Un servizio fotografico e il promo per una ditta di infissi, che andrà in alcuni Paesi dell’Est, come Romania e Polonia».
«Certo, ma solo come ospite autorevole: avendo una certa esperienza, vorrei mettermi sul trono a fare l’opinionista, anzi, il tronista della barzelletta, e giudicare i concorrenti: bravura, efficacia, tempi comici…».
Il segreto per raccontarle?
«Sono un mezzo mistero: bisogna dirle bene, certo, ma la resa sul pubblico può variare anche moltissimo da soggetto a soggetto raccontatore, a parità di storiella».
«Lando Buzzanca fu strepitoso, e così pure Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Di loro ho bevuto tutto. Sono i miei punti di riferimento. Se parliamo di attori del filone delle commedie sexy, Renzo Montagnani e Mario Carotenuto».
La chiamano mai come vip per qualche reality, chessò «L’isola dei famosi»?
«No, anche perché di vip ormai non c’è più manco l’ombra. Ma non andrei: le condizioni di vita sono piuttosto pesanti, e i mosquitos te se magnano vivo. Feci “La Fattoria” nel 2006, perché aveva un bel cast. E al ritorno sposai Stefania, che conoscevo già da sette anni».
«Stefania è una persona meravigliosa, con un fisico bestiale. Canta e scrive canzoni. È un sodalizio anche professionale, che ci fa portare in giro uno spettacolo che si intitola “90 minuti di…”. Ci esibiamo insieme fra musica e risate: dura 40 minuti, un’ora, a seconda delle versioni».
Immagino ne abbiate anche una da un’ora e mezza, se si intitola “90 minuti di…”.
«Esatto! E i bambini vanno in visibilio. Abbiamo inciso anche un disco intitolato “Puzzle Sound”, che contiene la canzone “Aiutaci Pierino”, un inno contro il bullismo diffuso nelle scuole. Il mio storico personaggio cinematografico faceva scherzi e marachelle, ma non ha mai bullizzato nessuno».
«Ce l’ho in testa: “Una vita da Pierino”. Ho avuto una vita stranissima: alla nascita pesavo un chilo e due, mi portarono via dall’ospedale in una scatola di scarpe; poi sono stato in un istituto, dal quale mi strappò mia nonna, con la quale ho vissuto sino a 38 anni… Prima o poi… Il materiale c’è».
Qualcuno ha mai cercato di boicottarla, sul lavoro?
«Che io sappia, no. Anzi. Negli anni d’oro, in quelle commedie, il nome Vitali era una garanzia. Chiamavano i francesi per conoscere il cast e dicevano: “Ce sta er piccoletto? Bène, se ce sta ‘o compràmo!”».
«Massì, giuro: l’ho saputo da quelli della produzione di Medusa, perché la Francia era il primo mercato di quelle pellicole dopo l’Italia. Dicevano: “Se non ci sei tu, non ci comprano il film”. Tanto che quando uscì “La poliziotta a New York”, il primo nome in cartellone fu il mio. E non le nascondo che Edwige Fenech, l’altra protagonista, si scocciò non poco».
(DAL SETTIMANALE OGGI - APRILE 2019)