La giornalista Francesca Senette, ora insegnante di Yoga. |
Francesca Senette, la donna che visse (televisivamente) tre volte - e che parla in Dolby surround come se fossero due persone in contemporanea -, abita in un condominio di ringhiera su due piani in pieno centro a Milano. Adesso è in fissa con il salutismo (dal 18 marzo alle 14 sarà su DeAJunior, al canale 623 di Sky, con «YoYoga») e non la si tiene.
Senette, vuole diventare la Rosanna Lambertucci del nuovo millennio?
«Sa che non mi dispiacerebbe? Lambertucci 3.0. Credo che manchi in tv una figura credibile a parlare di sapere olistico, di benessere. Ecco, io ora sono questo. I miei panni giornalistici di ieri mi vanno stretti».
«Non riuscirei più, per la mia serenità, ad andare in onda a parlare di stupri, omicidi, atrocità. Il bene non fa notizia, ma il male mi fa male».
Otto anni al Tg4, Mediaset. La chiamavano: «La favorita di Emilio Fede». Due in Rai, e ora il filone tele-meditativo sui canali De Agostini.
«Beh, essendo brava, carina e sveglia, ci stava anche che fossi la favorita del direttore, no? Poi quando, richiamata in un giorno di riposo, mi buttò senza rete sino all’alba a fare la diretta dell’11 settembre, gli diedi del pazzo ma mi presi anche una rivincita sulle malelingue».
«Un contratto di due anni in esclusiva. Me ne fecero fare uno, poi seppi per caso di essere stata defenestrata da un giorno all’altro. Feci un’edizione e l’altro anno rimasi parcheggiata».
Psicologicamente come ha vissuto questo suo, chiamiamolo cambio di pelle?
«Un disastro. All’inizio fui devastata. Ero una conduttrice tv di discreto successo con l’autista sotto casa che portava i bimbi all’asilo e poi andava a fare le riunioni di redazione, la diretta. Improvvisamente, il nulla. Ero abituata a essere Francesca Senette “di…” Retequattro, Raidue… Tolto il “di” restavo solo la Senette. Un giorno ho capito di non averne bisogno di quel “di…”».
«Di più. Ho fatto 250 ore di corso per diventare maestra e poter insegnare. Poi altre 250, una sorta di master, per perfezionarmi».
La solita secchiona.
«E me ne vanto. Ostinata e secchiona. Sono varesotta ma con origini sarde, faccia lei».
«In mezzo metterei anche il Cross Fit, che ancora si difende tra gli uomini. Due motivi: assorbiamo con ritardo le influenze americane. Negli Usa lo Yoga va da 10 anni, e ora è da noi. Poi combattere lo stress e il bisogno di rilassamento per la vita che facciamo, fanno il resto. Meditazione. Un po’ come faceva mia nonna recitando il rosario».
Quindi tappetino a terra, e via con gli esercizi.
«Quello si chiama Asana, ed è solo una parte, che la maggioranza della gente considera Yoga in senso assoluto. In realtà è composto da otto rami: dai precetti morali (un po’ come i Comandamenti cristiani), alla respirazione; poi purezza, concentrazione, sino allo stato trascendente».
Ne esistono vari tipi, con differenti esercizi?
«Tanti. C’è l’Hot Yoga, il Power Yoga, il Kundalini… Si tratta di giochi, di variazioni su tema. Se si cerca solo un po’ di forma fisica basta fare ginnastica o pilates che “l’è istess”, come diciamo a Milano».
Quali benefici dà lo Yoga all’organismo?
«Flessibilità ed elasticità in ogni parte del corpo e al bastone sacro, la colonna vertebrale, con l’allineamento dei sette chakra, i punti energetici, che la compongono. Ma fa bene anche agli organi interni, che strizzati eliminano tossine. E poi leva l’ansia. Sa quanto si risparmia in medicine?».
«Potrebbe fare l’Ashtanga Yoga, che ha ritmi cardio molto alti e posizioni senza riposo».
Quali vip conosce che lo praticano?
«Camila Raznovich è una buona yogina, che ha ceduto per sfinimento alle mie pressioni. Giornalisti come Ferruccio De Bortoli e Anna Dello Russo; Franco Battiato, che è un vero guru; Federica Fontana, Simona Ventura, che fa Hot Yoga. Alcuni allievi nella mia stessa scuola, altri no».
«Se le signore benestanti si dedicano allo Yoga hanno tutta la mia stima, perché farlo bene mi pare molto più difficile che aprire un negozio di abbigliamento».
In «YoYoga», che avvicina questa pratica ai bambini, ci sarà anche suo figlio Tommaso, di sei anni. Lo consideriamo lavoro minorile?
«Mannò, è un gioco e un racconto: così i bambini vivono la disciplina. E ovviamente non lo obbligo, ha accettato lui. Come nel mio libro “Yoga Box”, loro abbinano le parole (cane, palma, coccodrillo, ecc.) alle varie posizioni e si sviluppa una storia».
«Raggiungere uno stato di quiete e rilassamento grazie al quale nulla ci dia più fastidio: dal caldo al freddo, ai condizionamenti esterni…».
Una fortunata disposizione d’animo forse più partenopea che indiana.
«E infatti il mio maestro di Yoga è napoletano! Vede che il cerchio si chiude?».
(Ride) «Ma guardi che il sole a me risponde: abbiamo un bellissimo rapporto».
(DAL SETTIMANALE OGGI - MARZO 2019)