Beppe Grillo e Luigi Di Maio. |
Pur avendo portato a casa alcuni risultati, il partito-azienda di Beppe Grillo e Casaleggio junior (il padre a occhio era più convinto ma anche più sveglio) dimostra ora tutti i suoi limiti. Ed è riuscito a essere persino più azienda della Forza Italia del Silvio Berlusconi delle origini. Là comandava solo Silvio (e lo fa tuttora, di un drappello sempre più sparuto di aspiranti mini-leader in pectore ma anche in fuga), qui c'è formalmente un capo politico e uno strano direttorio a più teste che si rifà alla Casaleggio Associati dove Grillo entra e esce dalla scena mediatica a seconda di come tiri il vento. Il tutto col paravento di un'assurda Piattaforma Rousseau che, oltre a essere un'incongruenza ai limiti dell'incostituzionale, non garantisce (pare) neppure tecnicamente la blindatura dei voti. E che comunque presta il fianco a mille sospetti, visto che fa capo a una società privata che persegue soltanto (legittimamente) il proprio interesse. Ma i voti di un club non possono condizionare, neppure indirettamente, la democrazia diretta. Che sarà anche sopravvalutata, ne sono totalmente convinto, ma almeno non mandiamola completamente a puttane.