Da sinistra, Barbara D'Urso, Alessandro Sallusti e Selvaggia Lucarelli. |
Eppure il direttore del Giornale di Via Negri ieri ha dedicato un intero editoriale di prima pagina all'attacco a testa bassa alla firma di un'altra testata (Lucarelli scrive per il Fatto quotidiano) non per un articolo da lei vergato, ma per un tweet ironico che l'opinionista ha dedicato alla D'Urso. Fra le due da tempo non corre buon sangue, e questo è risaputo.
La domanda iniziale me la pongo non tanto perché pensi che ci sia un mandante (lungi da me, figurati se il direttore del Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi si presta a un'operazione del genere), ma proprio per un fatto di opportunità. In quanto ora la questione finirà in Tribunale, con una querela preannunciata da Lucarelli oggi sul Fatto quotidiano.
Si parlava di Vessicchio. Non il sanremese maestro Beppe, ma Sergio, il giornalista radiato dall'Ordine per aver stigmatizzato la presenza di una guardalinee femmina in una partita di calcio locale. Il non proprio femminista Vessicchio viene chiamato in trasmissione dalla D'Urso (che quindi gli dà voce), ma la patata bollente le sfugge di mano: Vessicchio s'infiamma, muove critiche al programma, e viene silenziato dalla conduttrice, che gli fa chiudere l'audio, e tanti saluti. Lucarelli su Twitter commenta: «C’è il giornalista radiato dall’Ordine dei giornalisti che ha appena detto alla D’Urso, in diretta, che la sua televisione è becera. Ridategli il tesserino da giornalista!». Una battuta che gioca sul paradosso e ammicca al genere televisivo trash fieramente cavalcato da zia Carmelita.
Sallusti brandisce la penna, e in un editoriale intitolato «Donne che odiano le donne di successo» fa una ricostruzione del programma nella quale afferma che Vessicchio «l'altra sera ha sfogato il suo odio contro il gentil sesso dando di fatto e in diretta delle zoccole a Barbara D'Urso e alle sue ospiti» e aggiunge: «Nella contesa che ne è seguita un'altra donna, Selvaggia Lucarelli, ha preso le parti di Vessicchio: "Sante parole - riassumo il suo post - a Vessicchio va ridata la tessera da giornalista”. Non so se la Lucarelli ... parli in quanto esperta di zoccolaggine o di giornalismo».
Una frase che non va di certo per il sottile, sempre in materia di femminismo e dintorni. Alla quale Lucarelli risponde oggi sul Fatto quotidiano preannunciando querele e contestando la prima asserzione («Mi attribuisce un fatto mai avvenuto (e lo attribuisce pure a Vessicchio): polpetta avvelenata della Santanché? Il direttore inventa una notizia e dalla sua notizia deduce che io odi le donne, come se poi tutte fossimo la D'Urso. Spero nessuno si offenda se dico che ho molte amiche che piuttosto che essere identificate con Barbara D'Urso preferirebbero sminare l'Afghanistan») e facendo pelo e contropelo al collega. Sallusti viene definito «suffragetto della D'Urso», si fa un richiamo alla compagna del giornalista «Patrizia, spesso ospite nei suoi salotti tv», e c'è spazio anche per un altro rilievo. Nel suo articolo il direttore rinfaccia alla Lucarelli di essere giornalista iscritta «nel sottoelenco dei pubblicisti».
Disgraziatamente nel suo pezzo Sallusti fa un errore d'ortografia: utilizza un GLI al posto del LE, e la rivale lo incarta chiosando così: «Suvvia, lo sappiamo perfino noi pubblicisti».