lunedì 30 settembre 2019

LASCIATE IN PACE TARANTINO, CHE HA FATTO IL SUO DOVERE

Leonardo DiCaprio e Brad Pitt sul set di «Onece Upon a Time in Hollywood»
«C'era una volta a... Hollywood» è stato un film divisivo: pubblico e critica, variamente mescolati, a tesserne lodi sperticate oppure non a stroncarlo (non sarebbe possibile) ma ad arricciare il naso un po' annoiati.
È un Quentin Tarantino un po' diverso dall'usuale e meno pulp? Sì, qui predilige dettagli e situazioni. È un Tarantino inaccettabile? Certo che no.
Il suo film è un atto d'amore nei confronti del cinema, zeppo com'è di citazioni di ogni sorta (da «Un dollaro d'onore», passando per i film di genere e arrivando persino a «La pantera rosa»); ma soprattutto di adorazione per gli Anni 70. Ricostruiti con incredibile cura del dettaglio. Si racconta l'atmosfera hippie folle e malsana del periodo che ha portato all'omicidio di Sharon Tate, che appare come dilatata citazione, nei panni della divina Margot Robbie. E poi ci sono i protagonisti, in un ammiccante, continuo gioco sui dietro le quinte e le miserie del cinema: Brad Pitt, controfigura tuttofare, e il sempre più bravo Leonardo DiCaprio, attore in declino che racconta con maestria ascesa e fine di un mito. Ma ci sarà una seconda occasione? La narrazione e il tuffarsi in un gioco di pennellate prevalgono insomma sul classico Tarantino, che riserva però gli ultimi dieci minuti alle sue scintillanti diavolerie in purezza.

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