«Adrian», la graphic novel di Adriano Celentano. |
Il caso è scoppiato domenica sera, durante la messa in onda del primo episodio della sfortunata fiction «La dottoressa Giò», con Barbara D'Urso, non premiata dagli ascolti. Inframmezzati ai normali spot c'erano i promo del cartone animato (per semplificare) «Adrian», mandati in onda con un volume decisamente più alto rispetto alla normale programmazione. Su Twitter è iniziata una vera e propria sollevazione popolare da parte del pubblico. Critiche a pioggia, gente spaventata, insomma un apparente boomerang per chi voleva a tutti i costi attirare l'attenzione sul prodotto. O meglio, ci è riuscito ma con quali effetti? Le polemiche sono state fisse al secondo posto nelle tendenze del social network anche per buona parte della giornata di ieri. Qui sotto ne posto alcune, omettendo per carità di patria quelle più offensive.
Il cantante, che non è nuovo alla tradizione dei promo a volume alterato (si pensi a «Rock economy», nel 2014) è solito affidarsi per la comunicazione e la gestione dei propri prodotti alla moglie Claudia Mori, che in genere fissa minuziosamente, nel dettaglio, tutte le condizioni. Quindi è possibile che sia stata lei a imporre a Mediaset di aumentare decisamente i decibel.
La legge, che considera molesta questa pratica, tollera un aumento di volume degli spot non superiore al 15% rispetto a quello della normale programmazione, come sottolinea in questa pagina anche il Movimento Consumatori. L'AGCOM, qualora rilevasse che questo limite è stato superato, potrebbe sanzionare applicando «l'art. 51 del Testo Unico della radiotelevisione in materia di pubblicità». Staremo a vedere se ci saranno esposti o altre prese di posizione.
D'accordo che pur di far parlare e destare attenzione, nel mondo dello spettacolo, va bene (quasi) tutto. Ma sarà questo il modo giusto?