Al Bano e Romina Power. |
Al Bano è un fiume in piena. Se gli parli di cronache rosa, l’uomo da sempre più strattonato per la giacchetta dai rotocalchi nazionali, tra epiche storie d’amore e abbandoni, inizia a vedere rosso e carica come un toro nell’arena.
«Sia io che Romina» dice Carrisi «abbiamo ancora un incredibile riscontro a livello di giornali più o meno scandalistici. Ti sfruttano, ti piazzano, ti appioppano 70 amanti, 25 amanti, un addio, 25 addii, un ritorno, un matrimonio…».
La sua carriera dura da 55 anni senza una battuta d’arresto. Un po’ di bene gliel’avrà fatto anche il gossip, no?
«No, non lo accetto: mi viene il voltastomaco. Se dovessi pensare che esisto artisticamente grazie al gossip, cambierei mestiere da domani. Ripeto: mi fa schifo. Schifo. È come pescare nella melma; un carico di bugie dilaganti».
Forse anche il fatto di avere interrotto il legame con Romina Power…
«Io non ho interrotto il legame con Romina. È Romina che ha deciso di andare via e io a malincuore ho dovuto accettarlo».
Lei ha detto di recente: «Sono stata ripescata».
«E “ripescata”, che cosa vorrebbe dire?».
Non ne ho idea, l’ha detto lei. Immagino alluda a un suo ritorno.
«Romina ha un senso dell’umorismo americano che, se glielo traduce, forse lo capisce, altrimenti la vedo dura. Il ripescaggio non esiste: chi ha voluto con caparbietà, glielo assicuro, il nostro reincontro è stato l’impresario russo Andrey Agapov. Io consideravo la mia storia con Romina ormai chiusa definitivamente. Poi il destino a volte fa strani scherzi».
Resta del parere che sia finita?
«Sa che c’è? Lavorando ancora insieme abbiamo recuperato se non altro la gioia di stare sul palcoscenico, ed è divertentissimo ancora oggi. Poi è sempre la madre di quattro dei miei figli. Però io non so ancora darmi una spiegazione per ciò che è successo. Quando il destino si mette contro di te, devi solo aspettare che cambino le cose».
Ha sofferto molto per questa storia, vero?
«Vede, toccare un’autentica istituzione com’è per me il matrimonio, la famiglia… Non è stato piacevole».
Qualcuno dice che lei e Romina siete l’equivalente italiano, per il popolo, dei Reali d’Inghilterra.
«È soltanto un’esagerazione, alla grande».
Parliamo di talent-show televisivi. Servono davvero, quando poi spesso i talenti sfornati scompaiono dopo una settimana?
«Servono, sono importanti. Se i ragazzi scompaiono dipende anche dal soggetto o dalle occasioni. I talent forniscono una base scolastica valida. Penso per esempio ad “Amici”, che chiude questi giovani per sei mesi in una sorta di campus, li fa studiare, affiancare da un coach, insegna loro i segreti di una telecamera. Cose che poi ti serviranno quando e se diventerai una star».
Com’è cambiato il suo modo di fare musica tra ieri e oggi?
«Tutto è in evoluzione. Sono passato dal suonare la chitarra, alla classica, al pop. Ora compaio anche nell’ultimo brano e nel video ironico di Fabio Rovazzi, “Faccio quello che voglio”. Non mi sono mai fatto mancare niente. Nel mio repertorio c’è persino una piccola chicca cantata in pavese per i Beagles, per la quale ho appena ricevuto la cittadinanza onoraria di Golferenzo, in Oltrepò Pavese».
Qualche tempo fa ha detto che alla fine del 2018 chiuderà la sua carriera. Se lo lasci dire, conoscendola: non ci crede nessuno.
«Correggo il tiro: la musica è così totalizzante nella mia vita che non posso onestamente dire: lascio e me ne vado. Ho avuto alcuni problemi di salute che mi hanno fatto capire che devo rivedere tutto il mio andamento interno e ristabilizzarlo come dico io per sentirmi Al Bano al 100%. Ora viaggio all’80%. Devo recuperare altri ritmi, ma non abbandonerò mai la musica. Mi rifaccio al mio diritto alla salute: penso sia doveroso, per me e per chi mi ascolta».
Lei mi confidò un giorno che coltivava un grande progetto: un tour con Gianni Morandi e Massimo Ranieri. Quello dei «Tre tenori» della musica italiana. Si Farà?
«No, perché Morandi con molta onestà, dal momento che è una persona sincera, mi ha detto: “Al Bano, tu e Ranieri mi schiaccereste con quelle vostre voci così potenti! Che cosa ci farei io su quel palco?” (detto imitando il collega di Monghidoro, Nda)».
Peccato, da appassionato di spettacolo sono certo che ci stiamo perdendo qualcosa.
«A Morandi è sfuggito il fatto che non si sarebbe trattato di una gara tra corde vocali: dovevamo mettere in scena la rappresentazione dei figli del proletariato del Nord, del Centro e del Sud Italia. Persone che hanno lottato per restare a galla in questi decenni, passando infinite mode e momenti, avvenimenti. E siamo ancora lì, al nostro posto, perché caparbi, perché crediamo in ciò facciamo e abbiamo un pubblico che ci segue con grande interesse».
Un gran bel progetto.
«Ma Gianni ha detto chiaramente no, e non si farà. Peccato».
Il Festival di Sanremo, lo considera un capitolo chiuso?
«Con Sanremo ho chiuso due anni fa, nel 2017. Certo i capitoli andrebbero chiusi in bellezza, e non è stato così. Portavo “Di rose e di spine” (che oggi mi chiedono fra i bis), una canzone del genere, fantastica, bella, italiana al 100%, spero anche cantata bene, con un bel testo, eliminata alla prima serata, mi ha lasciato perplesso. C’è qualcosa che d’istinto mi fa sentire puzza di bruciato, un brutto odore. Ma va bene così».
Nell’ambiente si dice che Roby Facchinetti (già Pooh), quando è in tournée, negli alberghi prenoti oltre alla sua stanza anche quella a sinistra e a destra, perché la mattina si sveglia presto per fare i vocalizzi. E lei?
«Non ho mai fatto vocalizzi in vita mia. E a questo punto mi domando se abbia fatto bene o male».
(DAL SETTIMANALE «OGGI» - LUGLIO 2018)