Frances McDormand nel film di Martin McDonagh. |
Può farlo? Certo, non commette violazioni di legge. Basta pagare. Ma la trovata infastidisce parecchia gente.
Anche perché attorno ai manifesti iniziano a ronzare i giornalisti, e Harrelson, che intanto si scopre essere malato di cancro, fa tenerezza a tutti. Signora, siamo solidali con lei per il lutto, ma il caso è complesso, e il pover'uomo più di tanto non può fare.
Inizia una mezza battaglia civile durante la quale l'implacabile McDormand (che manda a quel paese persino il parroco) riceve un inaspettato aiuto dall'ostile agente Dixon (Sam Rockwell).
Odio, vendetta, amore, ironia, sarcasmo, follia, razzismo, diversità, perdono, in un cocktail straordinario firmato da Martin McDonagh. «Tre manifesti a Ebbing, Missouri» («Three Billboards Outside Ebbing, Missouri») è un film dove il nichilismo senza speranza dei Coen si mescola a messaggi e valori.
Ha appena portato a casa quattro Golden Globes, uno più meritato dell'altro. McDormand e Rockwell, agente tonto e violento ma di cuore, sono strepitosi. E anche Peter Dinklage, il nano de «Il trono di spade» ha un piccolo, tenerissimo ruolo.
Non ci si annoia mai, si sorride nel dramma, e il finale è di rara perfezione. Fossi in te, non lo perderei.
VOTO: 9