Da sinistra, Milena Gabanelli, Daniele Piervincenzi e Massimo Giletti |
I sintomi del malessere della categoria e dell'affanno della libertà d'espressione in questo Paese (che è al 52esimo posto nella classifica internazionale di Reporters Sans Frontieres sulla libertà di stampa) sono sempre più evidenti e preoccupanti.
Milena Gabanelli è stata fatta fuori dalla Rai con un apparente trucchetto: prima le è stato tolto lo scomodo «Report» con la promessa di dirigere il nascente (?) nuovo mega portale web di Viale Mazzini. Poi la promessa è improvvisamente rientrata, le sono state fatte proposte incongrue, la giornalista ha rifiutato, si è messa in aspettativa ed ora è fuori dai giochi. Difficile pensare che non ci sia dietro una strategia.
Stessa epurazione per inspiegabili motivi (politici?) per Massimo Giletti, che su Raiuno conduceva «L'Arena» (un successo da 4 milioni di spettatori); il giornalista è stato lasciato a casa dall'azienda nella quale lavorava da sempre, non ricollocato in un'altra fascia oraria e rimpiazzato da una «Domenica in» imbarazzante, in odore di flop. Giletti, che domenica debutta su La7 con «Non è l'Arena», ieri in conferenza stampa è scoppiato a piangere dopo un crollo psicologico perché non riesce a farsi una ragione del fatto di essere stato messo da parte dalla Rai.
Il caso più grave, perché contempla anche la violenza fisica, è quello di Daniele Piervincenzi, l'inviato di «Nemo» (Raidue), che ha avuto l'ardire di spingersi sino a Ostia a intervistare il boss locale Roberto Spada, il quale ha pensato bene di aggredirlo rompendogli il setto nasale e poi bastonarlo per completare l'opera. Qualcosa di incredibile. Spada è in stato di fermo per lesioni aggravate in contesto mafioso e con l'aggravante dei futili motivi.