«La Tv abbassa» - Serena Rossi e Neri Marcorè in «Celebration» |
Che cos'è, in sintesi, «Celebration»? È un programma di cover in confezione patinata. Un varietà classico (e di classe) quasi totalmente imperniato sulla musica e qualche chiacchiera (forse qualcuna di troppo) a fare da contorno. La musica in video, Sanremo e grandi eventi a parte, non ha mai fatto sfracelli sul piano dell'audience. Funziona molto meglio, invece, quando la rendi guitta, la trasformi in performance en travesti, come nelle imitazioni (sempre cover sono) di Carlo Conti nella gara di «Tale e quale show». Oppure la fai diventare strutturato perno condiviso della memoria collettiva («I migliori anni», ancora Conti). Il resto, fa sempre più fatica a emergere.
«Celebration» è un buon programma, poco strutturato ma da vero servizio pubblico, perché recupera la qualità. Merce rara e nobile. A partire dal talento commovente e indiscutibile di Serena Rossi e di molti ospiti. Sulla presenza di Ernesto Assante e sul pur simpatichino e brillantino Marcorè, avrei più da dire. Soprattutto, non fatelo cantare, perché non è il suo mestiere.
La qualità nel varietà, con gli standard al ribasso lungamente imposti dalla tv di oggi, necessità di più tempo per tornare a decollare. E il gusto non s'è mai formato in un giorno.
E poi, se «Celebration» ha racimolato solo l'11% e rotti al debutto è soprattutto perché andava a scontrarsi con la post corrida di «Tù sì que vales» di Canale 5 (guarda caso anche qui c'è beffarda guitteria, anche qui trovi il bel pezzo commovente e il caso umano che strappa la risata), che è la quintessenza del pop fatto televisione.
Da Rossi e Marcorè i cantanti (gente con la quale spesso non è semplice trattare) non vanno a travestirsi, ma a proporre cover di pregio. A fare performance di spessore. Non a caso ci trovi anche nomi maiuscoli, da classifica, non vecchie guardie in cerca di qualche euro e di un ritorno in auge.