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Sabato 23 settembre 2017 al Teatro la Creta di Milano Duilio Loi (Pedagogista e criminologo forense), Micaela Turrisi (Attrice) e Antonia Storace (Scrittrice), daranno vita a un evento dal titolo: «Guardami nel Cuore. Sentimenti da educare attraverso teatro, letteratura e pedagogia», voluto e sostenuto da Emergency per ribadire un No fermo alla violenza di genere.
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SCUOLA-FAMIGLIA
Un percorso di apprendimento che si rivolge a fanciulli e
adolescenti e ancor prima, al sostegno alla Genitorialità (dai
frutti si riconosce l’albero - Matteo 7:16-20).
Un’interazione
tesa a considerare innanzitutto modelli e modalità educative ad alto impatto
valoriale.
La
realizzazione pratica di ciò, si declina nella quotidianità con la presenza del
Pedagogista Scolastico, il quale, attraverso uno “spazio di ascolto e
intervento pedagogico”, può interagire simultaneamente con tutti i soggetti in
“campo” (Comitato Scolastico Genitori, Insegnanti, personale ATA e
naturalmente, Alunni/Studenti), identificando gli eventuali bisogni di natura
educativa, dando risposte mirate, sulla base di una specifica progettualità.
In concreto,
verso:
ü Alunni/Studenti, attraverso
percorsi specifici di sviluppo e potenziamento cognitivo, finalizzati a
migliorare gli apprendimenti scolastici, grazie a modalità adeguate di gestione
del tempo-studio e sviluppo di tecniche compensative alle carenze.
ü Insegnanti, tramite Supporto,
Supervisione, Strumenti e Consulenza Pedagogica, attraverso modelli di
Pedagogia attiva e costruttivista, utili a sviluppare percorsi in equilibrio
tra Educare (ex ducere) e Insegnare (in-signum).
ü Personale ATA, supporto e
comprensione per sviluppare un valido ausilio allo staff didattico e una
corretta e competente interazione comunicativa, verso Genitori e Familiari.
ü Genitori,
tramite il coinvolgimento attivo di acquisizione/revisione della competenza
“genitoriale”, capace di agire in forma sinergica con l’istituzione scolastica. In estrema sintesi, una Genitorialità orientata a
sviluppare e migliorare le capacità di essere “Educatori” e ad instaurare
rapporti costruttivi e soddisfacenti con i figli per aiutarli a crescere
responsabili e indipendenti, capaci di affrontare con sicurezza e serenità il
loro futuro.
(al
riguardo, personalmente conduco uno “spazio di ascolto e intervento pedagogico”
presso l’IC Mascherpa di Corsico grazie al Comitato Genitori dello stesso
Istituto; ho sviluppato un percorso specifico di formazione degli Insegnanti
presso l’IC di Binasco, sono Consulente Pedagogico presso l’IC Valle Versa)
SOCIETA' CIVILE
I femminicidi sono all'ordine del giorno fra i casi di cronaca, e il dottor Loi, responsabile dello Studio Pedagogico Pavese di Stradella, aiuterà a comprendere che cosa sta alla base di un disagio che diventa violenza senza ritorno. A seguire ospito un suo documentato intervento qui sul mio blog per fare il punto della situazione.
VERSANTE CRIMINOLOGICO
Sul versante Criminologico,
ci sono una miriade di sfaccettature meritevoli di attenzione, spesso distanti
da ciò che si legge o si vede sui rotocalchi patinati o nei palinsesti televisivi.
Quando ci
occupiamo di “maltrattamenti”, parliamo oltre che di eventi dalle connotazioni
lesive della morale, anche e soprattutto di reati, prevalentemente di tipo
penale e comprendenti connotazioni di pertinenza Criminologica.
Infatti la Criminologia secondo una sua definizione classica, si
occupa dello spettro di funzioni connesse congiuntamente al crimine, al reo, alla
condotta socialmente deviante e al suo controllo, svolgendo
azioni, secondo l'insieme ordinato delle conoscenze empiriche.
Sulla base
di questi principi e considerazioni, ecco che il fenomeno del “femminicidio”,
purtroppo, vi rientra pieno titolo.
Sotto il
profilo criminologico, sono abbastanza conosciuti e pubblici i dati generali,
il modus operandi del maltrattante, nonché, l’atteggiamento della persona
maltrattata, che riassumo in estrema sintesi:
•
media di 150 casi per anno, negli ultimi 10
anni (altrettanti non riusciti)
•
70% donne Italiane
•
interessano tutte le fasce di età (>fascia
36-45)
•
commessi da uomini italiani (70%)
•
70% dei casi, donne con figli minorenni
•
65% dei casi, violenza perpetrata dal partner
o ex
•
80% dei casi, è presente violenza fisica e
psicologica con cronicizzazione dei danni, sia nella donna, sia nei figli, ed è
domestica
•
65% dei casi il maltrattamento dura da più di
5 anni
•
80% delle donne ha una situazione economica
svantaggiata
•
84% dei casi la donna non ha mai denunciato il
maltrattamento per paura di conseguenze
(fonti:
ministero dell’interno, centro antiviolenza bologna, polizia di stato,
ministero pari opportunità, OMS, associazione il laboratorio del possibile,
studio pedagogico pavese)
Nonostante
i dati al 31 luglio, per il 2017 (fonte Ministero dell’Interno – agosto 2017),
indichino una flessione approssimativa del 30% rispetto allo stesso periodo
2016, in quanto i delitti commessi:
- dal partner
sono passati da 94 a 72
- dall'ex
partner da 12 a 8
- omicidi in
ambito familiare, da 43 a 31
è opportuno
non accontentarsi e mantenere pedissequamente alti i livelli di attenzione,
contrasto e soprattutto, prevenzione.
LE MOTIVAZIONI
Le
motivazioni e i perché, vanno ricercati prevalentemente tra i fattori di tipo o
contesto:
- antropologico
(l’essere
umano ha una quota innata di aggressività e dominanza verso chi ritiene essere
più debole)
- socio
culturale
(impari opportunità uomo/donna), (difficoltà di accesso e permanenza nel mondo
del lavoro), (possibilità di carriera), (voto a suffragio universale in Italia
nel 1945)
- legislativo (delitto d’onore e
matrimonio riparatore ancora troppo presente e radicato nonostante
l’abrogazione del 1981)
- religioso (esaltazione del ruolo
dominante dell’uomo e influenze di sottomissione, difficili da sradicare e
ancora troppo dogmatiche), (impari opportunità preti/suore)
- educativo
familiare e scolastico (orientamento educativo familiare, emulativo su modelli di dominanza), (eccesso
di competitività griffe, sport, l’apparire sull’essere ecc), (ridotta
educazione ai valori di rispetto, tolleranza, solidarietà), (iperconnettività
incontrollata), (annullamento dell’insegnamento dell’educazione civica a
scuola), (eccesso di medicalizzazione/psico/psichiatrizzazione come risposta ai
“disagi” dell’età evolutiva – quadruplicazione di BES e DSA negli ultimi 4
anni)
- web,
social e media in generale (sdoganamento del “tutti possono fare tutto”), (mercificazione del
corpo della donna), (cyber bullismo come antesignano del maltrattamento
adulto), (dilaganza di omofobia generalizzata); (palinsesti volutamente
strutturati in forma diseducativa).
Il dottor Duilio Loi |
LE RISPOSTE - CONTRASTO DIRETTO AGLI EPISODI
Il contrasto diretto agli episodi, si
realizza nel momento in cui la donna trova forza e coraggio di “denunciare”.
Denunciare significa potersi fidare
di qualcuno, dalla vicina di casa, all’infermiere in pronto soccorso,
all’agente di polizia, all’operatore del centro anti violenza, all’insegnante
del proprio figliolo e cosi via.
E’ facile comprendere che su questo
versante siamo purtroppo, ancora molto indietro anche se quotidianamente, molto
si riesce a fare, grazie a:
normative che dopo la convenzione di Istanbul hanno consentito
lo stanziamento di fondi ad hoc e consentito interventi più efficaci. Va al
proposito ricordato che in presenza di atti
persecutori (anche se non sono gravi limitano la libertà della vittima),
quest’ultima può chiedere al questore di convocare il persecutore per un
provvedimento amministrativo di ammonimento. E qualora non bastasse, a fermare
gli episodi, si possa perseguirli d’ufficio e non più solo su querela di parte.
Inoltre, la normativa prevede, in base alla gravità delle singole situazioni:
l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare, il divieto di avvicinarsi ai
luoghi frequentati dalla vittima, l’obbligo di dimora che impone al
maltrattante di rimanere in un determinato comune, fino agli arresti
domiciliari e alla custodia cautelare in carcere.
PROTEZIONE DELLA DONNA E DEI MINORI
Si sta lavorando molto sul versante
dell’accoglienza delle persone maltrattate, dopo la denuncia, attuando
programmi di protezione in casa famiglia onde evitare fenomeni di recidiva;
diverse associazioni a orientamento “vittimologico” sono presenti e svolgono un
eccellente servizio sia sulla persona maltrattata, sia verso i minori che a
loro volta, sono vittime di “violenza assisitita”.
FORMAZIONE, INFORMAZIONE E CAPACITA' DI ASCOLTO
Si rendono possibili le azioni di
contrasto, grazie alla costante attenzione e monitoraggio del fenomeno, ma
anche e soprattutto, grazie alla migliorata “capacità di ascolto” dei vari
interlocutori.
Ciò avviene attraverso una corretta
programmazione formativa in ambito appunto comunicativo, capace di consentire agli
operatori sia l’intercettazione precoce di segnali di “rischio”, sia di
facilitare le relazioni tra la persona maltrattata e gli operatori e poter dare
opportuni suggerimenti.
Intercettare i “campanelli di
allarme”, rappresenta una fase delicata di questo percorso.
Tra i campanelli d’allarme che
consentono di inquadrare il maltrattante, ad esempio ci sono a variabile grado
di espressione: un eccessivo senso del possesso verso la partner (controllo
delle telefonate, messaggi, email, profili social; conto bancario; imposizione
di un certo vestiario; disapprovazione verso uscite e frequentazioni), uso di
alcol o sostanze e attribuzione sistematica ad esse di eventuali comportamenti
e atteggiamenti aggressivi (verbali e fisici, o verso oggetti), difficoltà nelle
relazioni sociali; scarsa attitudine nel cercare o mantenere un lavoro.
Se pensiamo invece agli atteggiamenti
della persona maltrattata, riscontriamo frequentemente comportamenti che
mettono in una posizione cosiddetta di “vulnerabilità” come ad esempio,
l’accettare di rivedere l’ex violento dopo averlo lasciato, il timore di non
essere creduta, la vergogna di quello che potrebbe pensare la gente, una
situazione economica svantaggiata, un lavoro assente o precario quindi, una
inevitabile “dipendenza economica” dal partner.
Elementi che consentono di tracciare
un profilo e il relativo indicatore di rischio, molto utile nel monitoraggio
delle specifiche situazioni e delle possibilità di intervento.
La conoscenza dei fattori sopracitati,
consente l’attivazione di sinergie e interventi intesi come “reti” di tutela, che,
seppur con qualche difficoltà variabile da territorio a territorio, cominciano
a dare discreti risultati.
VERSANTE PREVENTIVO
La
letteratura scientifica, ma soprattutto, la quotidianità operativa, ci aiuta a sfatare
il “mito” sulla collocazione di questi delitti che, non avvengono (soltanto) in
ambienti “degradati” della società ma al contrario, sempre più spesso maturano
in famiglie culturalmente evolute e agiate economicamente.
Questa
distribuzione epidemiologica del fenomeno, oltre a renderlo trasversale, ne
estende l’ampiezza e di conseguenza, la necessaria ricerca di interventi
preventivi.
Il
versante preventivo pertanto deve trovare un cambio di atteggiamento sociale e
culturale adeguato e soprattutto concreto.
Continuare
a pensare al maltrattante e alla maltrattata come persone psicologicamente
“disturbate” (sottolineo con forza che soltanto 1 caso su 10 è ascrivibile
soggetto con turbe psichiche), condanna tutti ad una insana e rassicurante
presa di distanza (lui e non io) (lei e non io) e contemporanea perpetuazione
del fenomeno, che tenderà ad autoalimentarsi con la complicità collettiva.
Un
conto è farsi carico (come visto prima e come giusto che sia) del contrasto al
fenomeno e della tutela della persona maltrattata, altra cosa è illudersi che
con ciò, si sia risolto il problema.
A
fronte di questa considerazione, è prioritario e obbligatorio ragionare
seriamente sulla prevenzione.
L’aspetto
preventivo si rivolge prevalentemente alla creazione o al recupero di
quell’area educativa carente o assente.
Educazione
alla gestione delle emozioni, alla costruzione dei sentimenti, ai valori civici
fatti di rispetto, solidarietà, tolleranza, che come abbiamo visto prima,
rappresentano i tasselli eziologici del fenomeno.
SCUOLA-FAMIGLIA
Un percorso di apprendimento che si rivolge a fanciulli e
adolescenti e ancor prima, al sostegno alla Genitorialità (dai
frutti si riconosce l’albero - Matteo 7:16-20).
Un’interazione
tesa a considerare innanzitutto modelli e modalità educative ad alto impatto
valoriale.
La
realizzazione pratica di ciò, si declina nella quotidianità con la presenza del
Pedagogista Scolastico, il quale, attraverso uno “spazio di ascolto e
intervento pedagogico”, può interagire simultaneamente con tutti i soggetti in
“campo” (Comitato Scolastico Genitori, Insegnanti, personale ATA e
naturalmente, Alunni/Studenti), identificando gli eventuali bisogni di natura
educativa, dando risposte mirate, sulla base di una specifica progettualità.
In concreto,
verso:
ü Alunni/Studenti, attraverso
percorsi specifici di sviluppo e potenziamento cognitivo, finalizzati a
migliorare gli apprendimenti scolastici, grazie a modalità adeguate di gestione
del tempo-studio e sviluppo di tecniche compensative alle carenze.
ü Insegnanti, tramite Supporto,
Supervisione, Strumenti e Consulenza Pedagogica, attraverso modelli di
Pedagogia attiva e costruttivista, utili a sviluppare percorsi in equilibrio
tra Educare (ex ducere) e Insegnare (in-signum).
ü Personale ATA, supporto e
comprensione per sviluppare un valido ausilio allo staff didattico e una
corretta e competente interazione comunicativa, verso Genitori e Familiari.
ü Genitori,
tramite il coinvolgimento attivo di acquisizione/revisione della competenza
“genitoriale”, capace di agire in forma sinergica con l’istituzione scolastica. In estrema sintesi, una Genitorialità orientata a
sviluppare e migliorare le capacità di essere “Educatori” e ad instaurare
rapporti costruttivi e soddisfacenti con i figli per aiutarli a crescere
responsabili e indipendenti, capaci di affrontare con sicurezza e serenità il
loro futuro.
(al
riguardo, personalmente conduco uno “spazio di ascolto e intervento pedagogico”
presso l’IC Mascherpa di Corsico grazie al Comitato Genitori dello stesso
Istituto; ho sviluppato un percorso specifico di formazione degli Insegnanti
presso l’IC di Binasco, sono Consulente Pedagogico presso l’IC Valle Versa)
SOCIETA' CIVILE
Convegni,
conferenze, eventi a carattere divulgativo, tese a informare correttamente sul
fenomeno e sviluppare la riflessione critica.In
questi anni se ne prodotte molteplici, rivolte a target di riferimento diversi
(«Guardami nel cuore», ne è un esempio), con la finalità di prevenire educando.Credo molto in questa linea (probabilmente condizionato dalla doppia funzione professionale che svolgo); al tempo stesso, ho anche sufficiente consapevolezza nel sapere che per quelli come me, la strada è in salita, ricca di buche e bucce di banana.
In molti (troppi), nella attuale Società, prediligono il “take away educativo” appreso da SOS Tata o dall’Università di Google; una modalità capace di trasformare aspetti educativi e sociali, in confortevoli e rassicuranti pseudo patologie.
Il mio lavoro è un’altra cosa; educare Genitori, Fanciulli e Adolescenti oggi, significa avere meno Adulti maltrattanti domani.
In molti (troppi), nella attuale Società, prediligono il “take away educativo” appreso da SOS Tata o dall’Università di Google; una modalità capace di trasformare aspetti educativi e sociali, in confortevoli e rassicuranti pseudo patologie.
Il mio lavoro è un’altra cosa; educare Genitori, Fanciulli e Adolescenti oggi, significa avere meno Adulti maltrattanti domani.
Duilio Loi (Pedagogista e criminologo forense)