Daniele Piombi |
Credo che in un'intera vita non gli sia mai scappato neanche un «accipicchia», un «perdindirindina», uno «sciocchino» neppure dietro le quinte, neppure rimesso in armadio il completo grigio da grandi occasioni che indossava in video.
L'uomo del «Premio regia televisiva», gli «Oscar Tv», bolognese di San Pietro in Casale, se n'è andato a Roma a 83 anni. Da un po' di tempo la salute l'aveva allontanato dalla sua creatura, che visse gli anni migliori «nella suggestiva cornice di Giardini Naxos» (come diceva lui), naturalmente magnificando «lo straordinario parterre de roi» in platea. E via pompando.
Quantitativamente, non faceva molta televisone, ma le sue erano messe cantate con tutti i paramenti. Come quando nelle parrocchie di provincia arriva il Vescovo e sono tutti in soggezione, dai chierichetti alla perpetua. Sono cambiati i tempi (anche i ritmi) e la sua era una tv che oggi non esiste più in natura. Un Mago Zurlì della parola, del garbo, del porgere senza sbattere in faccia malamente.
Non ci conoscevamo molto bene, ma aveva insistito perché entrassi nella giuria dei giornalisti che dovevano valutare i programmi del suo ambito premio. Non l'ho mai fatto, se non ai tempi del mio lavoro a «Il Giornale». Poi, essendo passato a «Tv Sorrisi e canzoni», rifiutai perché non mi sembrava corretto nei confronti del premio concorrente, il «Gran Premio Internazionale della Tv», ovvero i leggendari Telegatti, organizzato dal mio giornale. Tra le due vetrine c'era sempre stata grande competizione.