Carlo Conti e Fabio Fazio |
Una norma discussa, soprattutto dagli stessi conduttori, ovviamente, che si sarebbero visti tagliare vistosamente i cachet e che avevano fatto prontamente quadrato: da Bruno Vespa («Si rischia di uccidere la Rai»), a Massimo Giletti («Non è conveniente rimanere nella Tv pubblica. Ognuno si farebbe i suoi legittimi conti»), sino alla presidente Monica Maggioni («Un tetto imposto per legge esclude dalle dimamiche di mercato»).
Fabio Fazio (che pare sia il meglio pagato) aveva annunciato su Twitter la volontà di iniziare ad autoprodursi, vale a dire vendere il prodotto finito al committente. Un modo per aggirare l'ostacolo, e nei giorni scorsi sono state annunciate dai media sue varie peregrinazioni fra Sky e La7 vagheggiando di possibili contatti per un trasloco. Secondo me improbabile.
Possono dormire sonni tranquilli, per esempio, anche Carlo Conti (il re del varietà), Fabrizio Frizzi, Milly Carlucci, Antonella Clerici, Flavio Insinna, Piero e Alberto Angela, che si occupano da sempre della divulgazione scientifica. L'unica dimostratasi remissiva rispetto al tetto-compensi era Lucia Annunziata: «Non c'è problema, è una legge dello Stato, una decisione del Cda Rai, io obbedisco». Ma ora che il tetto è saltato, tutto torna come prima.
Calmierare i compensi, a mio avviso, non è un'idea peregrina perché se un grosso competitor abbassa decisamente la soglia, soprattutto in tempi di crisi, anche gli altri finiscono con l'adeguarsi. L'unico problema è rappresentato dal tetto limite, che non dà margini a una contrattazione. Ma in Italia, si sa, fatte le leggi si trovano anche gli inganni.