I nuovi Decibel con, al centro, Enrico Ruggeri. |
Ma vediamo i fatti. Ruggeri (pilastro del cantautorato italiano con la vena creativa più nobile, quella dei pezzi leggendari, negli ultimi anni forse un po' appannata) convoca i suoi due vecchi amici del punk milanese, Silvio Capeccia e Fulvio Muzio, quelli del liceo Berchet, ed esce con «Noblesse oblige». 11 brani che non ho ancora avuto modo di ascoltare.
In conferenza stampa il Rouge rievoca i tempi andati e gli inizi della sua/loro carriera. Intanto, rilascia anche un'intervista a Franco Giubilei del quotidiano Il Secolo XIX dove si spinge un po' più in là con la polemica. Ecco la riflessione:
«In quel momento per me la musica italiana faceva tutta schifo, solo maturando ho scoperto che c’erano belle differenze, e che i cantautori non erano da disprezzare. Poi nel 1980 con i Decibel siamo andati a Sanremo con “Contessa”: sembravamo marziani rispetto a Pupo o alla Bottega dell’Arte, la nostra apparizione al Festival fu deflagrante. Diciamo che il mondo musicale era spaccato in due, e l’Italia era dalla parte sbagliata. Fra musica ultramelodica e pop, solo i cantautori andavano per la loro strada. Il rock di fatto non esisteva, a parte un po’ Bennato».
Enzo Ghinazzi in arte Pupo |
«Marziani rispetto a Pupo», «Apparizione deflagrante», «Il mondo musicale spaccato in due e l'Italia era dalla parte sbagliata».
Un proclama dal quale sembra trasparire un po' di superiorità musicale, che Ruggeri riporta al suo sentire negli anni del debutto. Vero o no che sia, Enzo Ghinazzi, che non le manda a dire a nessuno e che non gradisce, scodella un tweet con un'olimpica frecciatina: «Con Pupo e Cutugno a Sanremo fu uno choc. Così parlò Ruggeri. I primi due ancora spopolano nel mondo, invece lui...». Ai posteri l'ardua sentenza.