Su Netflix Beppe Grillo parla male di se stesso. |
Uno spettacolo di livello che avrebbe dovuto segnare il ritorno dell'uomo dalla politica al cabaret, con un incredibile salto triplo carpiato che gli eventi del Movimento 5 stelle (soprattutto dopo la morte di Casaleggio e i problemi della Raggi a Roma) non gli consentono mai di fare del tutto.
Grillo, lo conosco da una vita e non mi stancherò mai di dirlo, è il più grande animale da palcoscenico che l'Italia abbia avuto. Così, ne nasce uno ogni mille anni: tempi perfetti, chiuse comiche implacabili, abile ricorso alla platea, al «maltrattamento» del pubblico, che tanti gli hanno copiato. Furore, sudore, allegria, e testi che funzionano. Grillo è sempre stato un unicum.
In questo show parla per la prima volta (anche) di se stesso personaggio pubblico, della sua famiglia, persino di suo padre, senza risparmiare autocritiche o confessioni sferzanti o spiazzanti. Dagli anni dell'adolescenza a Genova, ai primi spettacolini rubacchiati su palchi di fortuna, alla politica che si è trovato a vivere da leader dopo anni di cabaret civile e ingrugnato.
Non so se Beppe tornerà mai davvero a far ridere come un tempo. Quando mi buttavo a terra con le lacrime agli occhi. Ma questo spettacolo è la cosa sua che (negli ultimi anni) più si avvicina a questo tipo di Nirvana. Namastè. Olè.