Pupo visto da Francesco Facchinetti |
«Ho visto l'ultimo concerto dei Pooh. Un'operazione mediatica geniale, ma anche un grande bluff musicale. Comunque bravi, obiettivo colpito».
Le reazioni stizzite («Tutta invidia», «Rosichi») dei fan di Roby Facchinetti, Red Canzian, Dodi Battaglia e Stefano D'Orazio (con l'aggiunta del ritrovato Riccardo Fogli) non hanno tardato ad arrivare, con offese anche pesanti all'indirizzo di Ghinazzi, che a un certo punto ha minacciato querele a chi metteva in dubbio la sua onestà e correttezza professionali. Poi è entrato nella mischia anche Francesco Facchinetti, figlio di Roby, toccandola piano: «Tu che sentenzi sui Pooh è come sentire cantare Dj Francesco alla Scala di Milano». In allegato il fotomontaggio di un'ipotetica cover (foto sopra) del nuovo disco di POOHPO, «Enzo Ghinazzi canta i Pooh». Tra i due, comunque, sembra essere finita a tarallucci.
La frase di Pupo andava spiegata forse meglio dall'interessato (e i 140 caratteri di Twitter sono pochi per argomentare), ma un fatto è certo: per tutto il 2016 i cinque orsacchiotti hanno portato in scena il loro lungo concerto d'addio spremendo il limone sino in fondo. D'Orazio aveva già abbandonato il gruppo ed è tornato appositamente (come aveva promesso) per l'evento d'addio dei 50 anni, e Fogli è stato scongelato per l'occasione. Negli ultimi mesi, i cinque non si sono fatti mancare niente: stadi, cofanetti, date aggiunte (io avevo assisitito con piacere a una tappa a Verona). Nello stile da sfarzoso pop mainstream piglia tutto che è sempre stato il marchio di fabbrica della formazione. Forse in questo senso si spiega un po' meglio la frase polemica di Ghinazzi. Caso vuole che sia Pupo che Francesco Facchinetti (e persino Red Canzian) siano tra i 50 personaggi che si sono raccontati nel mio libro «Il peggio della diretta», da poco pubblicato per Mondadori.