In vista del Referendum Costituzionale del 4 dicembre, vedo il fronte del NO, sempre più agguerrito, a volte un po' troppo protervo (il che non gli giova, mio personalissimo avviso), spendersi a mille per una vittoria che sembra annunciata. E probabilmente lo è. Gli ultimi sondaggi prima dello stop, del resto, oltre a un'astensione molto alta, davano in testa di quattro punti la compagine che mette insieme Matteo Salvini, Beppe Grillo, il Silvio Berlusconi politico (perché Mediaset, per bocca di Fedele Confalonieri, vota in segno opposto), la Meloni, Brunetta, D'Alema, Bersani, Marco Travaglio, costituzionalisti vari e molti, molti altri esponenti politici. Quella che Matteo Renzi
ha chiamato «accozzaglia», dopo avere commesso il tragico errore di personalizzare troppo l'esito referendario. «Se vince il SI', me ne vado». Proprio in un momento in cui la popolarità del Presidente del Consiglio iniziava ad andare in picchiata. È chiaro come tutti gli anti-Renzi abbiano visto l'unico spiraglio di luce per poterlo abbattere prima del voto del 2018, e l'abbiano puntato come i Re Magi con la Stella cometa. Soprattutto Salvini, che si vede già leader del Centrodestra.
Il fronte del SI', a parte qualche artista, sembra un po' sguarnito di facce e testimonial; certo, c'è la sicumera spocchiosa di Matteo da Firenze, che si spende come nessuno e che gioca tutte le carte, compresa la poco gradita letterina a quattro milioni di italiani all'estero. Sono appena usciti, intanto, gli spot del Comitato per il SI', e puntano in modo martellante sull'unico slogan possibile e ragionevole: «Se vince il NO, non cambia niente!». Come a dire: non vi lamentate di un Paese che non va, se poi quando è il momento, non fate niente per cambiarlo. E questa è una motivazione molto forte.
Insomma, il NO ha buone ragioni e vanta una sterminata, compatta compagine. Forse più anti-renziana che anti-referendaria. Sembra molto sicuro di vincere e probabilmente vincerà. Il SI', Renzi a parte, è più dimesso e silente. Eppure io non credo che il NO abbia la vittoria così in tasca, come si tende a credere. In un Paese che ormai detesta visceralmente politica e politici, anche solo l'idea di ridurre considerevolmente il numero dei senatori, fa gola. E il segreto dell'urna da noi ha sempre fatto miracoli. Non dimentichiamoci che questo è il Paese dove per decenni ha governato la DC senza che nessuno dichiarasse apertamente di votarla. Meditate, gente... Meditate.
P. S.
In questa situazione il più felice di tutti (me lo immagino mentre saltella di gioia nella sua cameretta) ovviamente sarà Enrico Mentana, che potrà aggiungere tonnellate di pathos alla sua immancabile maratona referendaria su La7.
ha chiamato «accozzaglia», dopo avere commesso il tragico errore di personalizzare troppo l'esito referendario. «Se vince il SI', me ne vado». Proprio in un momento in cui la popolarità del Presidente del Consiglio iniziava ad andare in picchiata. È chiaro come tutti gli anti-Renzi abbiano visto l'unico spiraglio di luce per poterlo abbattere prima del voto del 2018, e l'abbiano puntato come i Re Magi con la Stella cometa. Soprattutto Salvini, che si vede già leader del Centrodestra.
Il fronte del SI', a parte qualche artista, sembra un po' sguarnito di facce e testimonial; certo, c'è la sicumera spocchiosa di Matteo da Firenze, che si spende come nessuno e che gioca tutte le carte, compresa la poco gradita letterina a quattro milioni di italiani all'estero. Sono appena usciti, intanto, gli spot del Comitato per il SI', e puntano in modo martellante sull'unico slogan possibile e ragionevole: «Se vince il NO, non cambia niente!». Come a dire: non vi lamentate di un Paese che non va, se poi quando è il momento, non fate niente per cambiarlo. E questa è una motivazione molto forte.
Insomma, il NO ha buone ragioni e vanta una sterminata, compatta compagine. Forse più anti-renziana che anti-referendaria. Sembra molto sicuro di vincere e probabilmente vincerà. Il SI', Renzi a parte, è più dimesso e silente. Eppure io non credo che il NO abbia la vittoria così in tasca, come si tende a credere. In un Paese che ormai detesta visceralmente politica e politici, anche solo l'idea di ridurre considerevolmente il numero dei senatori, fa gola. E il segreto dell'urna da noi ha sempre fatto miracoli. Non dimentichiamoci che questo è il Paese dove per decenni ha governato la DC senza che nessuno dichiarasse apertamente di votarla. Meditate, gente... Meditate.
P. S.
In questa situazione il più felice di tutti (me lo immagino mentre saltella di gioia nella sua cameretta) ovviamente sarà Enrico Mentana, che potrà aggiungere tonnellate di pathos alla sua immancabile maratona referendaria su La7.