La puntata di ieri di «Che tempo che fa», su Raitre, ha fatto vibrare lo scandalo del popolo del web e di molti opinonisti essenzialmente per due motivi. Anzitutto l'intervista prostrata del conduttore Fabio Fazio al Premier Matteo Renzi per la questione Referendum costituzionale, dimissioni e dintorni.
Poi «l'imbarazzante silenzio», come ha scritto qualcuno, di Fazio nell'intervista ai Coldplay, sullo scandalo di estrema attualità del cosiddetto (per dirla in modo elegante) «Secondary Ticketing», il bagarinaggio on-line che fa lievitare artatamente i prezzi dei biglietti per i concerti e la musica dal vivo, e che ha visto la band di Chris Martin al centro del primo servizio de «Le iene»; quello che ha aperto la botola su questa diffusa pratica che coinvolge agenzie e artisti.
Mai stupore fu peggio riposto. Sgomberiamo il campo dagli equivoci: pur essendo iscritto (per sua stessa ammissione) all'Ordine dei giornalisti, Fabio Fazio non fa domande scomode e neppure scomodine o scomodelle. Ma questo da sempre, dalla notte dei tempi: in anni e anni, se ti mette un po' in difficoltà, è solo per chiederti il codice fiscale. Non è una scusante, dirà qualcuno, con tutte le ragioni del mondo, ma è anche vero (si difende Fazio) che il suo non è un programma giornalistico. Allora non faccia interviste come un giornalista e restituisca il tesserino, ribatterà qualcuno. Con tutte le ragioni. Però, però, però... Insomma, non se ne esce.
Fazio non fa domande non perché ne sia incapace o perché pratichi lecchinaggio tout-court. L'intervista sdraiata gli consente di avere in studio sia Renzi che i Coldplay, i quali probabilmente avrebbero scelto altri pulpiti dai quali parlare. Garantendo il non-contraddittorio Fazio si assicura da sempre un parco ospiti gaudente, scalpitante e di ottimo livello. Puoi dirgli tutto, ma non puoi chiamarlo scemo.
Poi «l'imbarazzante silenzio», come ha scritto qualcuno, di Fazio nell'intervista ai Coldplay, sullo scandalo di estrema attualità del cosiddetto (per dirla in modo elegante) «Secondary Ticketing», il bagarinaggio on-line che fa lievitare artatamente i prezzi dei biglietti per i concerti e la musica dal vivo, e che ha visto la band di Chris Martin al centro del primo servizio de «Le iene»; quello che ha aperto la botola su questa diffusa pratica che coinvolge agenzie e artisti.
Mai stupore fu peggio riposto. Sgomberiamo il campo dagli equivoci: pur essendo iscritto (per sua stessa ammissione) all'Ordine dei giornalisti, Fabio Fazio non fa domande scomode e neppure scomodine o scomodelle. Ma questo da sempre, dalla notte dei tempi: in anni e anni, se ti mette un po' in difficoltà, è solo per chiederti il codice fiscale. Non è una scusante, dirà qualcuno, con tutte le ragioni del mondo, ma è anche vero (si difende Fazio) che il suo non è un programma giornalistico. Allora non faccia interviste come un giornalista e restituisca il tesserino, ribatterà qualcuno. Con tutte le ragioni. Però, però, però... Insomma, non se ne esce.
Fazio non fa domande non perché ne sia incapace o perché pratichi lecchinaggio tout-court. L'intervista sdraiata gli consente di avere in studio sia Renzi che i Coldplay, i quali probabilmente avrebbero scelto altri pulpiti dai quali parlare. Garantendo il non-contraddittorio Fazio si assicura da sempre un parco ospiti gaudente, scalpitante e di ottimo livello. Puoi dirgli tutto, ma non puoi chiamarlo scemo.