Oggi chi viaggia a passi svelti verso il traguardo è l'editore di Metro, il noto free press nato nel 1995 in Svezia e giunto nel 2000 in Italia. Il signor Farina a quanto pare non solo vorrebbe dimezzare l'organico, ma di fatto eliminare la redazione milanese, perché - come dice del resto anche la logica - la cronaca milanese si può fare perfettamente anche con giornalisti dislocati a Roma. Qui sotto trovate il comunicato sindacale della redazione, che ha deciso dieci giorni di sciopero nell'attesa del mesto avverarsi della Grande Utopia editoriale.
COMUNICATO SINDACALE
L'Editore di Metro, Mario Farina, ha esposto al Cdr il piano di ristrutturazione che intende formalizzare al tavolo sindacale delle parti nazionali: chiusura della redazione di Milano e dimezzamento dell'organico, da 16 a 8 giornalisti, attraverso un uso massiccio della cassa integrazione a zero ore. I giornalisti di Metro, disposti a trattare su basi accettabili, respingono risolutamente proposte che, se attuate, sarebbero devastanti e senza ritorno. Perciò entrano da subito in stato di agitazione e affidano al Cdr un
pacchetto di dieci giorni di sciopero. Quello dell'Editore di Metro è un piano senza precedenti, che giunge al termine di una escalation. Durante i 4 anni, ormai alla scadenza, del vigente contratto di Solidarietà, infatti, durante i quali l'Editore ha potuto incassare contributi dallo stipendio dei giornalisti suoi dipendenti, dall'ente previdenziale di categoria e dal contribuente italiano, nulla è stato fatto, o tentato, per rilanciare il giornale. Anzi, al contrario: nei mesi scorsi, gli Speciali locali a marchio Metro che appartengono al patrimonio storico della testata, sono stati ceduti dalla Proprietà di Metro a un altro Editore. Il risultato è che il buon nome e il prestigio della testata vengono oggi usati per generare ricavi a vantaggio di un prodotto e di un Editore che nulla hanno a che fare con il quotidiano Metro.
pacchetto di dieci giorni di sciopero. Quello dell'Editore di Metro è un piano senza precedenti, che giunge al termine di una escalation. Durante i 4 anni, ormai alla scadenza, del vigente contratto di Solidarietà, infatti, durante i quali l'Editore ha potuto incassare contributi dallo stipendio dei giornalisti suoi dipendenti, dall'ente previdenziale di categoria e dal contribuente italiano, nulla è stato fatto, o tentato, per rilanciare il giornale. Anzi, al contrario: nei mesi scorsi, gli Speciali locali a marchio Metro che appartengono al patrimonio storico della testata, sono stati ceduti dalla Proprietà di Metro a un altro Editore. Il risultato è che il buon nome e il prestigio della testata vengono oggi usati per generare ricavi a vantaggio di un prodotto e di un Editore che nulla hanno a che fare con il quotidiano Metro.
L'ASSEMBLEA DEI GIORNALISTI DI METRO