Leggo sul web di gente assai indignata perché Max Pezzali ha ceduto la propria immagine e un classico brano di repertorio, «Sei un mito», al nuovo spot di McDonald's per Gran Crispy McBacon.
Trovo che i furori siano, almeno in questo caso, davvero inopportuni.
Pezzali non è né un De Gregori né un Guccini, e men che meno un De Andrè, per citare i sommi poeti. Le sue ballate sono nate e cresciute in un contesto ambientale già contaminato dalla pubblicità. Max, che conosco da una vita, non ha mai avuto l'immagine del cantautore impegnato, serioso, elucubrante. Ha sempre messo le sue fresche e belle canzoni (penso a «Gli anni», la mia preferita) al servizio dell'intrattenimento leggero. Di successo, ma senza troppe pretese, strizzando l'occhio alla contemporaneità. Inoltre, lo spot è pulito, trasparente, non prende in giro chi guarda.
Per questo il fatto che ora il nostro abbia deciso di rastrellare qualche soldo al servizio di McDonald's non mi fa sobbalzare sulla sedia. Cosa che mi successe, invece, come un colpo al cuore, quando Enrico Ruggeri, che negli anni d'oro scrisse pagine sublimi e intimiste, decise di prestarsi a cantare alla sua maniera il jingle del salame Negroni. Uno tra i punti più bassi della sua carriera, a mio avviso. Morale: ci sono (cant)autori che dovrebbero avere la forza di restare lontani dalle réclame. E ce ne sono altri che hanno la fortuna di potersele permettere.
Trovo che i furori siano, almeno in questo caso, davvero inopportuni.
Pezzali non è né un De Gregori né un Guccini, e men che meno un De Andrè, per citare i sommi poeti. Le sue ballate sono nate e cresciute in un contesto ambientale già contaminato dalla pubblicità. Max, che conosco da una vita, non ha mai avuto l'immagine del cantautore impegnato, serioso, elucubrante. Ha sempre messo le sue fresche e belle canzoni (penso a «Gli anni», la mia preferita) al servizio dell'intrattenimento leggero. Di successo, ma senza troppe pretese, strizzando l'occhio alla contemporaneità. Inoltre, lo spot è pulito, trasparente, non prende in giro chi guarda.
Per questo il fatto che ora il nostro abbia deciso di rastrellare qualche soldo al servizio di McDonald's non mi fa sobbalzare sulla sedia. Cosa che mi successe, invece, come un colpo al cuore, quando Enrico Ruggeri, che negli anni d'oro scrisse pagine sublimi e intimiste, decise di prestarsi a cantare alla sua maniera il jingle del salame Negroni. Uno tra i punti più bassi della sua carriera, a mio avviso. Morale: ci sono (cant)autori che dovrebbero avere la forza di restare lontani dalle réclame. E ce ne sono altri che hanno la fortuna di potersele permettere.