PIPPO, 80 ANNI E UNA FESTA SENZA LODE
Pippo Baudo compie oggi 80 anni, e la Rai, anziché una prima seratona con ospiti, «tacchi, dadi, datteri» e majorettes sulla sua Raiuno, gli dedica soltanto un documentario alle 21.30 su Rai Storia. Come a ribadire: amico, sei il passato, giusto lì ti si può celebrare. Male. Molto male, in un Paese che non ha più né memoria né rispetto.
Avrà anche il suo caratterino, SuperPippo nostro, tutti gli addetti ai livori prima o poi l'hanno provato sulla loro pelle, ma uno dei padri fondatori della televisione italiana meritava dall'azienda che primariamente ha contribuito a costruire e che non ha mai lasciato (se si eccettua una brevissima parentesi Mediaset) festa senza dubbio più degna. Con lo Champagne, anziché con la Fanta sgasata.
NEI TELEFILM PREVALE IL DECEDUTO
Avete notato che ormai nelle serie tv lavorano più i morti dei vivi? Mi spiego meglio. Fra clamorose resurrezioni («Il trono di spade»), zombie senza soluzione di continuità («The Walking Dead», «Fear The Walking Dead», «Z Nation»), e defunti che tornano in flashback perché - beati loro - hanno ancora tanto da fare e da dire («Bloodline»), è accertata la prevalenza del caro estinto. Negli Stati Uniti prima di farti il provino ormai ti chiedono il certificato di morte. Vogliono che tu gli faccia vedere come muori e se ti muovi in modo credibile da de cuius. Se schiatti in modo degno, sei promosso. Altrimenti, si trova un altro morticino (o mezzo morto, o non-morto) al posto tuo. Per la sezione indemoniati-assatanati fare riferimento al nuovo «Outcast» su Fox.
Pippo Baudo compie oggi 80 anni, e la Rai, anziché una prima seratona con ospiti, «tacchi, dadi, datteri» e majorettes sulla sua Raiuno, gli dedica soltanto un documentario alle 21.30 su Rai Storia. Come a ribadire: amico, sei il passato, giusto lì ti si può celebrare. Male. Molto male, in un Paese che non ha più né memoria né rispetto.
Avrà anche il suo caratterino, SuperPippo nostro, tutti gli addetti ai livori prima o poi l'hanno provato sulla loro pelle, ma uno dei padri fondatori della televisione italiana meritava dall'azienda che primariamente ha contribuito a costruire e che non ha mai lasciato (se si eccettua una brevissima parentesi Mediaset) festa senza dubbio più degna. Con lo Champagne, anziché con la Fanta sgasata.
NEI TELEFILM PREVALE IL DECEDUTO
Avete notato che ormai nelle serie tv lavorano più i morti dei vivi? Mi spiego meglio. Fra clamorose resurrezioni («Il trono di spade»), zombie senza soluzione di continuità («The Walking Dead», «Fear The Walking Dead», «Z Nation»), e defunti che tornano in flashback perché - beati loro - hanno ancora tanto da fare e da dire («Bloodline»), è accertata la prevalenza del caro estinto. Negli Stati Uniti prima di farti il provino ormai ti chiedono il certificato di morte. Vogliono che tu gli faccia vedere come muori e se ti muovi in modo credibile da de cuius. Se schiatti in modo degno, sei promosso. Altrimenti, si trova un altro morticino (o mezzo morto, o non-morto) al posto tuo. Per la sezione indemoniati-assatanati fare riferimento al nuovo «Outcast» su Fox.