
Non credo che molti tra quelli che sono andati a votare per questo referendum (compresi alcuni promotori, cioè le Regioni) abbiano mai creduto che si potesse raggiungere il sospirato quorum.
Troppo silenzio da parte dei media mainstream; alcune ragioni del no effettivamente non trascurabili; l'aumento crescente del disinteresse nei confronti della politica, e alcune cariche dello Stato, guidate dallo stesso Renzi, capo del Governo, che hanno soffiato sulla propaganda astensionista, come fece Craxi nel '91. Convincendo per esempio me, che non sarei andato a votare, a farlo, perché considero eticamente inaccettabile (e lo dico senza retorica ma con un po' di indignazione sì) che rappresentanti delle Istituzioni, a prescindere dal credo politico, invitino la gente a non esercitare un diritto garantito dalla Costituzione. È come se un prete ti consigliasse di non pregare. Come minimo lo guardi con diffidenza. È vero che a volte si abusa dello strumento referendario, ma a giocare per affossarlo non devono essere gli arbitri della partita.

Infine, una domanda: visto che l'astensione e il distacco dalla politica sono fenomeni crescenti a prescindere dai quesiti referendari, più o meno tecnici, non sarebbe il caso di rivedere al ribasso il quorum, portandolo, per fare un esempio, al 40%? Lo stato di salute della democrazia partecipativa mi pare sempre meno confortante. Forse è il caso che se ne tenga conto, mettendo mano a una riforma. Certo se si facesse un referendum sull'abolizione degli smartphone, in Italia avremmo il 99% degli aventi diritto al voto davanti ai seggi già dalla notte precedente. Ma in tutti gli altri casi, la vedo ormai durissima.