
Bene per Francesca Michielin, invece, pulcino di ferro dal grande futuro, e per la coppia Caccamo-Iurato, con un pezzo classicamente e romanticamente sanremese. Negli Anni 90 avrebbe vinto. Oggi si è dovuto accontentare di una terza posizione.
Ciò che resterà in eterno del secondo Sanremo dell'era di Carlo Conti, è il conduttore stesso, che ha già annunciato una terza edizione e che se continua di questo passo ne inanellerà almeno una decina. A riprova (lui stesso lo ammette) che un bel po' del Dna di Pippo Baudo scorre nelle sue vene. In un certo senso si è fregato da solo. In bocca al lupo perché lo merita: veloce, preciso, capace di scegliersi i collaboratori (un Garko e una Ghenea che fanno parlare e una Virginia Raffaele a dispensare virtuosismi), e di mettere a segno un colpo straordinario con la maiuscola presenza sul palco di Ezio Bosso. Un Sanremo da vero servizio pubblico, sul quale si sono infatti precipitati a mettere la faccia il direttore generale Campo Dall'Orto e la presidentessa Maggioni.
Gli ascolti sono stati sempre molto alti. Anzi, nella media di tutte le serate i più alti degli ultimi 11 anni. L'anello debole di questo Festival sono stati invece i comici: già visti, inefficaci, oppure riempitivi. Da Aldo, Giovanni e Giacomo, a Brignano. Stanchi e freddi compitini. Tranne Nino Frassica, breve ma intenso, e le irrinunciabili divagazioni di Rocco Tanica. Sono lontani (forse anche per l'oggettiva mancanza di materia prima) gli anni in cui di grande comico se ne prendeva uno solo, come Beppe Grillo, e la sua performance-bomba era un imperdibile valore aggiunto.
Peccato, ma sono convinto che Carlo prenderà presto esempio da Pippo, e tutto si sistemerà.