Conosco Daria Bignardi, nuovo direttore di Raitre, dai tempi della mia lunga collaborazione al Giornale di Feltri, quando la incontravo sul bus navetta che portava dalla metro verde di Cascina Gobba (quale gobba?) a Cologno Monzese per condurre «Tempi moderni», un talk di Italia 1 nel quale mescolava con una certa sapienza costume, attualità, un pizzico di cultura e fenomeni da baraccone, con il suo rinomato taglio un po' radical, un po' chic, e molto pop.
Era la cocca dell'allora direttore Giorgio Gori (attuale sindaco di Bergamo e spin doctor del Presidente del Consiglio), uno bravo davvero a fare tv, che le offrì poi la conduzione del «Grande fratello». Un'occasione d'oro che seppe cogliere al volo, anche perché acciuffare il clamore della prima stagione italiana del capolavoro di Endemol, «The Big Brother», il primo grande reality della tv, significava entrare di diritto nella storia. Il resto da lì in avanti era dimenticabile.
Ferrarese, 55 anni, sposata con Luca Sofri (quello che chiama «capo» Matteo Renzi, come ha rivelato un video del Fatto quotidiano), Daria è ambiziosa e ha portato avanti una lenta scalata televisiva culminata con le prime stagioni felici de «Le invasioni barbariche», su La7, e l'ultima, decisamente più affannosa sul piano dell'audience, che ha determinato il suo allontanamento. Da quando è scrittrice se la tiracchia un po', a dispetto dell'immagine sbarazzina, da pinta di birra con gli amici, che offre in video. Ma glielo si può perdonare.
Una volta ci beccammo per via di una vibrante presa in giro che fece su Vanity al nascente mondo di Facebook, dei social network, e di chi li frequentava. Per poi finire a mandare avanti con passione, come tutti, la sua brava pagina Facebook personale. Ma le contraddizioni sono il sale della vita.
Immaginavo che l'avrei rivista ancora in tv, ma non pensavo puntasse a una direzione di rete. L'obiettivo che ha mancato Simona Ventura, presto naufraga a «L'isola dei famosi». Qualcosa «la Bigna» (come la chiamo affettuosamente in privato, l'ultima volta ci siamo visti a Rimini) può fare, ne ha le capacità e conosce il mezzo. Ma la Raitre di Angelo Guglielmi, non illudiamoci, non tornerà più.
Era la cocca dell'allora direttore Giorgio Gori (attuale sindaco di Bergamo e spin doctor del Presidente del Consiglio), uno bravo davvero a fare tv, che le offrì poi la conduzione del «Grande fratello». Un'occasione d'oro che seppe cogliere al volo, anche perché acciuffare il clamore della prima stagione italiana del capolavoro di Endemol, «The Big Brother», il primo grande reality della tv, significava entrare di diritto nella storia. Il resto da lì in avanti era dimenticabile.
Ferrarese, 55 anni, sposata con Luca Sofri (quello che chiama «capo» Matteo Renzi, come ha rivelato un video del Fatto quotidiano), Daria è ambiziosa e ha portato avanti una lenta scalata televisiva culminata con le prime stagioni felici de «Le invasioni barbariche», su La7, e l'ultima, decisamente più affannosa sul piano dell'audience, che ha determinato il suo allontanamento. Da quando è scrittrice se la tiracchia un po', a dispetto dell'immagine sbarazzina, da pinta di birra con gli amici, che offre in video. Ma glielo si può perdonare.
Una volta ci beccammo per via di una vibrante presa in giro che fece su Vanity al nascente mondo di Facebook, dei social network, e di chi li frequentava. Per poi finire a mandare avanti con passione, come tutti, la sua brava pagina Facebook personale. Ma le contraddizioni sono il sale della vita.
Immaginavo che l'avrei rivista ancora in tv, ma non pensavo puntasse a una direzione di rete. L'obiettivo che ha mancato Simona Ventura, presto naufraga a «L'isola dei famosi». Qualcosa «la Bigna» (come la chiamo affettuosamente in privato, l'ultima volta ci siamo visti a Rimini) può fare, ne ha le capacità e conosce il mezzo. Ma la Raitre di Angelo Guglielmi, non illudiamoci, non tornerà più.