Premetto che a me Arisa è
(molto) simpatica. Mi suscita irrefrenabile simpatia perché spesso non risponde
alle regole codificate e ingessate del mondo dello spettacolo. Se vuol dire
alla Ventura, in quel di «X-Factor», «Simona sei falsa, cazzo!», lo fa. Senza
pensarci troppo. Senza preoccuparsi delle conseguenze del suo gesto. Con quei
moti di innata e sempre più rara spontaneità che fanno (secondo me) la salvezza
di un personaggio. E di una vita, a volte. Salvo poi siglare la pace con quella
stessa Simona, perché le regole codificate dello spettacolo alla lunga vogliono
che…, ecc. ecc.
Arisa per me è questo: una
discola della quale non sono mai riuscito a capire (ed è un bene, pur avendola
incontrata più volte) quanto ci faccia e quanto ci sia. Ho il sospetto che si
viaggi attorno al 50%. L’ultima deriva di Rosalba, ovvero i selfie sul water, i
tagli di capelli alla Ultimo dei Mohicani, e i rap allucinati in autostrada, mi
piaccono fino a un certo punto. Ma non li giudico. Perché credo rientrino (al
50%) in quella lucida, artistica follia della nostra. Nel bagaglio di stranezze che ogni vero personaggio si concede. A patto poi di non prendersela per gli sfottò sul web. Un posto popolato di haters, ma anche di
persone che commentano, con tutto il sacrosanto diritto di farlo, le
esternazioni delle celebrities. Gente che, col lavoro che fa, si espone continuamente
alle critiche, e in un certo senso ne vive.