Tra le (poche) buone cose
fatte sinora dal Governo Renzi, a mio avviso c’è il fresco insediamento di
Antonio Campo Dall’Orto alla direzione generale della Rai.
Conosco Antonio da anni, ha
fatto prima Mtv, poi brevemente La7, allievo storico di Giorgio Gori, che non a
caso è nel team di lavoro del Presidente del Consiglio, e tra i suoi
spin-doctors. Il nostro si è scaldato un po’ in panchina prima di arrivare alla
poltrona più impegnativa della Tv di Stato. Ma il suo arrivo era segnato nelle
stelle.
Campo dall’Orto è un uomo di
macchina televisiva, la conosce, la rispetta, sa governarla e – last but not
least - è una brava persona. Scusate se oggi come oggi mi appassiono ancora
all’idea che in un posto di rilievo ci sia un tipo competente che è anche una
brava persona. Semplice e coscienziosa. Sono all’antica.
Il suo compito non è facile: lui
viene dal piccolo, a volte dall’infinitamente piccolo, e la Rai è una gigantesca
creatura mitologica, un ministero, ha più correnti del Triangolo delle Bermude.
Fa entrare nel gorgo oppure in secca qualsiasi imbarcazione. Il mirabolante Carlo
Freccero membro del Cda e l'ex inviata Monica Maggioni, un’altra che conosce da tempo la jungla di
Viale Mazzini, sono altri due nomi che fanno ben sperare sul fronte della competenza, abitualmente trascurato ai vertici della tv pubblica. Sempre senza farsi
troppe illusioni, naturalmente.
Ma piuttosto che niente, è
meglio piuttosto, si dice al mio paese.