La caldaia (che necessitava anche di normale manutenzione) quest'inverno mi è andata in blocco più dei reni. Chiamo prontamente l'assistenza Imar (multimarca) per Milano, al numero che trovo sul web. Risponde «D.M. & C S.r.l. Società unipersonale» (Tel. 02.54123793). Si presenta tale Massimo, con un assistente. Massimo parla, parla e parla. Mentre l'altro apparentemente lavora. Massimo mi dice che la mia è «una vecchia caldaia, che funziona, ma è come una Ferrari che però per le sue esigenze è costretta ad andare a 50 all'ora». Vorrebbe convincermi in ogni modo a sostituirla con una nuova, più piccola e performante, che costa «fra i 1.800 e i 2.200 euro. Ci metterà pochissimo ad ammortizzare il costo». Insiste parecchio ma gli rispondo che no, non sono interessato. Mi basta che la mia vecchia Ferrari torni a funzionare. Massimo, mentre mi consegna il nuovo libretto di impianto (che l'impiegata al telefono mi aveva caldamente consigliato di fare in ossequio alle recenti leggi) compila anche il «Rapporto di controllo tecnico», che va in copia anche al Comune. Mentre pago i miei poco meno di 100 euro, mi fa presente che il tecnico ha riscontrato «una piccolissima perdita da un tubo, ma l'abbiamo lasciata così perché è trascurabile, meglio non toccare per non peggiorare le cose».
Più tardi scoprirò che il nostro sul rapporto tecnico ha invece riportato «varie perdite». Perché una «piccolissima perdita» rilevata a voce parlando con me si trasformi in un documento ufficiale in «varie perdite», è una cosa che non capisco. Ma andiamo avanti. L'uomo (visto che aveva già compilato il modulo) non rileva neppure che nel frattempo avevo ritrovato in un cassetto la «Dichiarazione di confomità dell'impianto». «Non importa. Ho già scritto che non c'è. Se arrivano dal comune a chiederla, dica che nel frattempo l'ha ritrovata». Storco il naso. Ma andiamo avanti.
Intanto i nostri eroi riempiono il vaso d'espansione della caldaia, che risultava vuoto, salutano e se ne vanno. Tutto ciò avveniva il 9 marzo, un mese fa. Da allora la caldaia mi è andata in blocco 7 volte, quasi due volte alla settimana. In pratica più di prima. Chiamo la ditta per protestare e la cortese signorina mi dice che rimanderà senz'altro Massimo a sistemare le cose, «ovviamente gratis, senza spese per lei». Mi fissa un appuntamento per un giovedì alle 16-17. Resto a casa dal lavoro ma non si presenta nessuno, senza alcuna chiamata o messaggio per avvisare. Nessuna. Il vuoto assoluto. Due giorni dopo li contatto leggermente incazzato; il suddetto Massimo sostiene di aver chiamato per avvisare. Cosa mai avvenuta, perché non ho ancora perso la capacità di intendere e di volere, ma amen, non incistiamoci nelle polemiche. Anche se legittime. Nuovo appuntamento, prima rinviato e poi fissato inderogabilmente per ieri, giovedì 9 aprile alle 8.15.
Alle 8.30 si presenta l'impagabile (poi capirete perché) Massimo con un nuovo assistente. Massimo apre soltanto il vano caldaia e sentenzia che se il problema del blocco si presenta ancora è «sicuramente a causa del vaso d'espansione bucato, che va sostituito». Bene. «Quanto costa un vaso d'espansione?» Domando da profano. «Eh, quello le costa 500 euro, glielo dico subito. E se consideriamo anche che la caldaia è già vecchiotta, forse converrebbe... Comunque veda lei». Ok, 500 più manodopera e Iva (immagino) sono sempre meno di 2.000 e rotti, quindi autorizzo la sostituzione. Ottimo, dice l'impagabile Massimo fotografando la caldaia. Le procuro il vaso d'espansione e poi verremo a installarlo. Saluti e baci.
Li faccio allontanare e scatta un piccolo, veloce controllo sul web. Il prezzo dei vasi d'aspansione delle caldaie Imar, originali, va da un minimo di 93 a un massimo di 132 euro. Anche mettendo la manodopera della piramide di Cheope, prima di arrivare a 500 e rotti euro, ce ne vuole. Ritrovo in un cassetto il numero di un'assistenza Imar di Cremona che aveva installato l'impianto, e la chiamo, pensando non trovare più nessuno. Invece il tipo onesto a sorpresa mi dice che lunedì verranno da Cremona a Milano a installarmi il nuovo vaso d'aspasione a 150 euro chiavi in mano. Ci sono pochi commenti da fare.
Mi sono tolto la soddisfazione di farli, in modo peraltro molto più garbato del dovuto, chiamando Mr. Massimo e la centralinista della «Società Unipersonale». Massimo prima ha tentato un'estrema difesa: «Ma il vaso che le danno è originale?». Poi è costretto a cedere dicendo: «Che cosa vuole che le dica, sono un dipendente, devo fare quello che mi dicono».
Io invece mi sono limitato a rammentare loro che in futuro non li vorrò più vedere «manco dipinti», come si dice fra vecchi amici indiani. Mi piacerebbe invece che «Le iene» si occupassero di loro.
E la «D.M. & C S.r.l. Società unipersonale» non si premuri di smentire, perché le telefonate sono registrate. Cordialità.
Più tardi scoprirò che il nostro sul rapporto tecnico ha invece riportato «varie perdite». Perché una «piccolissima perdita» rilevata a voce parlando con me si trasformi in un documento ufficiale in «varie perdite», è una cosa che non capisco. Ma andiamo avanti. L'uomo (visto che aveva già compilato il modulo) non rileva neppure che nel frattempo avevo ritrovato in un cassetto la «Dichiarazione di confomità dell'impianto». «Non importa. Ho già scritto che non c'è. Se arrivano dal comune a chiederla, dica che nel frattempo l'ha ritrovata». Storco il naso. Ma andiamo avanti.
Intanto i nostri eroi riempiono il vaso d'espansione della caldaia, che risultava vuoto, salutano e se ne vanno. Tutto ciò avveniva il 9 marzo, un mese fa. Da allora la caldaia mi è andata in blocco 7 volte, quasi due volte alla settimana. In pratica più di prima. Chiamo la ditta per protestare e la cortese signorina mi dice che rimanderà senz'altro Massimo a sistemare le cose, «ovviamente gratis, senza spese per lei». Mi fissa un appuntamento per un giovedì alle 16-17. Resto a casa dal lavoro ma non si presenta nessuno, senza alcuna chiamata o messaggio per avvisare. Nessuna. Il vuoto assoluto. Due giorni dopo li contatto leggermente incazzato; il suddetto Massimo sostiene di aver chiamato per avvisare. Cosa mai avvenuta, perché non ho ancora perso la capacità di intendere e di volere, ma amen, non incistiamoci nelle polemiche. Anche se legittime. Nuovo appuntamento, prima rinviato e poi fissato inderogabilmente per ieri, giovedì 9 aprile alle 8.15.
Alle 8.30 si presenta l'impagabile (poi capirete perché) Massimo con un nuovo assistente. Massimo apre soltanto il vano caldaia e sentenzia che se il problema del blocco si presenta ancora è «sicuramente a causa del vaso d'espansione bucato, che va sostituito». Bene. «Quanto costa un vaso d'espansione?» Domando da profano. «Eh, quello le costa 500 euro, glielo dico subito. E se consideriamo anche che la caldaia è già vecchiotta, forse converrebbe... Comunque veda lei». Ok, 500 più manodopera e Iva (immagino) sono sempre meno di 2.000 e rotti, quindi autorizzo la sostituzione. Ottimo, dice l'impagabile Massimo fotografando la caldaia. Le procuro il vaso d'espansione e poi verremo a installarlo. Saluti e baci.
Li faccio allontanare e scatta un piccolo, veloce controllo sul web. Il prezzo dei vasi d'aspansione delle caldaie Imar, originali, va da un minimo di 93 a un massimo di 132 euro. Anche mettendo la manodopera della piramide di Cheope, prima di arrivare a 500 e rotti euro, ce ne vuole. Ritrovo in un cassetto il numero di un'assistenza Imar di Cremona che aveva installato l'impianto, e la chiamo, pensando non trovare più nessuno. Invece il tipo onesto a sorpresa mi dice che lunedì verranno da Cremona a Milano a installarmi il nuovo vaso d'aspasione a 150 euro chiavi in mano. Ci sono pochi commenti da fare.
Mi sono tolto la soddisfazione di farli, in modo peraltro molto più garbato del dovuto, chiamando Mr. Massimo e la centralinista della «Società Unipersonale». Massimo prima ha tentato un'estrema difesa: «Ma il vaso che le danno è originale?». Poi è costretto a cedere dicendo: «Che cosa vuole che le dica, sono un dipendente, devo fare quello che mi dicono».
Io invece mi sono limitato a rammentare loro che in futuro non li vorrò più vedere «manco dipinti», come si dice fra vecchi amici indiani. Mi piacerebbe invece che «Le iene» si occupassero di loro.
E la «D.M. & C S.r.l. Società unipersonale» non si premuri di smentire, perché le telefonate sono registrate. Cordialità.