Da anni (per averne viste troppe sulle strade di Milano e delle mie campagne, in Oltrepò Pavese) predico l'inferiorità, anche antropologica, dei ciclisti. Un autentico pericolo per se stessi e per il prossimo.
L'altro giorno, parlando con un amico legale romano che difende alcune loro associazioni di categoria (ebbene sì, esistono) in caso di incidenti nei quali vengono coinvolti, ho avuto la conferma da un addetto ai lavori che combinano più danni e infrazioni di Bertoldo.
Fra le altre cose, mi ha riportato la domanda illuminante del marito di una signora coinvolta in un sinistro: «Avvocato scusi, ma secondo lei, il fatto che mia moglie stesse percorrendo il viale contromano, può rappresentare un problema?». «Mah, non so, veda lei...».
Tutto questo ovviamente proietta sinistre ombre anche sui coniugi dei ciclisti.
Fra le altre cose, mi ha riportato la domanda illuminante del marito di una signora coinvolta in un sinistro: «Avvocato scusi, ma secondo lei, il fatto che mia moglie stesse percorrendo il viale contromano, può rappresentare un problema?». «Mah, non so, veda lei...».
Tutto questo ovviamente proietta sinistre ombre anche sui coniugi dei ciclisti.