Anche l'Italia corre ai ripari e studia drastiche contromisure. Dopo i tragici fatti di Parigi, che hanno colpito così duramente la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo minacciando a livello mondiale la libertà di stampa, il Governo Renzi - d'intesa con l'Ordine dei giornalisti - non sta certo a guardare.
Il progetto è quello di piazzare, entro il prossimo mese, all'interno di ogni redazione dello Stivale, il noto collega Mario Sechi (nella foto), già direttore de Il Tempo e de L'Unione sarda. La sola presenza di Sechi, secondo i servizi segreti, gli esperti in materia di guerriglia, e lo stesso Diego Dalla Palma, sarebbe un forte deterrente contro qualsiasi atto di terrorismo. Generico o islamico che sia. Una volta introdottisi all'interno di qualunque redazione con l'obiettivo di devastarla, i criminali si troverebbero faccia a faccia con il Sechi, e non potrebbero fare altro che fuggire subito terrorizzati.
Secondo Nichi Vendola di Sel si tratterebbe di una misura persino eccessiva, sanzionabile dal Tribunale dei diritti dell'uomo. Favorevole invece il Movimento 5 stelle: «Ci troviamo di fatto in un clima di guerra» dicono i grillini «e bisogna dare un segnale forte».
Resta il problema della bi, tri o quadrilocazione di Sechi. Il giornalista, com'è ovvio, non può essere contemporaneamente in tutte le redazioni più a rischio. Si pensa quindi di farlo spostare continuamente in auto per l'Italia, incappucciato (per la sicurezza degli uomini dei Nocs che lo accompagnano) con un calendario apparentemente casuale e ripetitivo. Scartata la proposta di Matteo Salvini di proiettare l'immagine del Sechi attraverso decine di ologrammi. I terroristi potrebbero accorgersi del bluff. «In emergenza» fa sapere il Ministero dell'Interno «ricorreremo ad Alessandro Sallusti».
Il progetto è quello di piazzare, entro il prossimo mese, all'interno di ogni redazione dello Stivale, il noto collega Mario Sechi (nella foto), già direttore de Il Tempo e de L'Unione sarda. La sola presenza di Sechi, secondo i servizi segreti, gli esperti in materia di guerriglia, e lo stesso Diego Dalla Palma, sarebbe un forte deterrente contro qualsiasi atto di terrorismo. Generico o islamico che sia. Una volta introdottisi all'interno di qualunque redazione con l'obiettivo di devastarla, i criminali si troverebbero faccia a faccia con il Sechi, e non potrebbero fare altro che fuggire subito terrorizzati.
Secondo Nichi Vendola di Sel si tratterebbe di una misura persino eccessiva, sanzionabile dal Tribunale dei diritti dell'uomo. Favorevole invece il Movimento 5 stelle: «Ci troviamo di fatto in un clima di guerra» dicono i grillini «e bisogna dare un segnale forte».
Resta il problema della bi, tri o quadrilocazione di Sechi. Il giornalista, com'è ovvio, non può essere contemporaneamente in tutte le redazioni più a rischio. Si pensa quindi di farlo spostare continuamente in auto per l'Italia, incappucciato (per la sicurezza degli uomini dei Nocs che lo accompagnano) con un calendario apparentemente casuale e ripetitivo. Scartata la proposta di Matteo Salvini di proiettare l'immagine del Sechi attraverso decine di ologrammi. I terroristi potrebbero accorgersi del bluff. «In emergenza» fa sapere il Ministero dell'Interno «ricorreremo ad Alessandro Sallusti».