Lorenzo Fragola, con la complicità di una funzionale Gianna Nannini, ha vinto l'ottava (un po' noiosa) edizione di «X-Factor», che come ho detto sin dal primo giorno era «il posto del Fragola». Preciso, intonato, gradevole, sempre sul pezzo, meglio da ascoltare che da sentir parlare, il diciannovenne siciliano nella squadra di Fedez ha meritatamente sfondato. Felpa blu, talento e naturalezza.
Meglio dell'incolore Ilaria (supportata da Tiziano Ferro e passata alla finale nonostante la bravura e lo spessore di Emma), più del cannonau inesploso Mario (abbinato ad Arisa), e senz'altro meglio del piccolo bluff Madh (in duetto con la sofisticata Malika Ayane). Un prodotto giovanilistico, pretestuosamente innovativo, soprattutto per il look e certi ammiccamenti stilistici, che non mi ha mai convinto del tutto. Lacca a parte. E che a quanto pare non è riuscito a turlupinare neppure il popolo del Televoto. E questa è stata (per me) una grande sorpresa.
Lorenzo ha fatto la sua parte, in una puntata che si è aperta dal Forum di Assago, a Milano, con l'omaggio alla fresca Chiara Galiazzo (ma il vincitore del 2013 non fu il già dimenticato Michele Bravi?). Bella voce che fatica a trovare grandi pezzi. Ma questo della carenza di autori è un problema comune.
Morgan, ormai certo dell'esclusione dai giochi della prossima edizione del talent, ha dato (come la scorsa puntata), il peggio del peggio di sé. Del resto da lui non ci si può aspettare che quello: tanto fumo, e poco arrosto. Fischiato dal pubblico (che ha offeso in tutta risposta), inutilmente provocatorio, ha trovato il peggiore modo di uscire di scena. Sbroccando. E inducendo il bravo Alessandro Cattelan a pronunciare la leggendaria frase: «Almeno qualcuno tra il pubblico si assuma la responsabilità di essere adulto».
Fra un David Guetta e un altro ospite internazionale, la serata è scivolata via nell'usuale imponenza. Con una Victoria Cabello da mettere ancora un po' a fuoco, Mika stranamente incolore, frenato dai deliri di Morgan, e Fedez, felice di constatare il tracollo del rivale di scrivania.