Una nuova, singolare figura ha da poco arricchito il circo mediatico, già popolato da schiere di mangiatori di fuoco, trapezisti, domatori, nani e ballerine alla disperata ricerca di un briciolo di visibilità. È la moderna, astuta variante della donna cannone. Che oggi si fa chiamare «curvy». Con buona pace di Francesco De Gregori, che le aveva dedicato una straordinaria poesia. Qui invece siamo all'entry level del prosaico.
La curvy, nella stragrande maggioranza dei casi, non ha altre apparenti qualità se non la grassezza. O comunque un volume superiore a quello che di norma rientra nello standard (peraltro soggettivo o imposto da decenni dai media) di bellezza, ma spesso si propone come modella. E giocando su questo banale contrasto (forme morbide applicate a un lavoro apparentemente inadatto) stuzzica i media per guadagnare qualche titolo facile. Tanto i giornali, soprattutto femminili, si sa, abboccano facile. Siamo un po' tutti sovrappeso, e non si vede l'ora di puntare sul consolatorio effetto immedesimazione. Una gran furbata, in tutta evidenza, ma così va il mondo. E la curvy ne trae giovamento.
Che profonda tristezza... Fra l'altro, se vogliamo analizzare la cosa, tutto questo accresce la discriminazione, anziché attenuarla. Perché le punta un riflettore addosso. È come se si parlasse di me non per quel che so fare, ma perché la natura mi ha dato una gamba blu. Non lo vorrei mai. Capirai che soddisfazione... È esattamente come quelli che, per dimostrare di non essere omofobi, dicono: «Ho tanti amici gay». Ecco, io ho tante amiche «curvy» (che è come dire operatore ecologico anziché spazzino, ma questa è un'altra storia) che vorrebbero finire su un giornale per quello che sanno fare, non per la ciccia in più. Non di rado alcune si improvvisano poi profetesse (non ci sono ancora i profeti: occhio, è una grave discriminazione!) del curvy. Quelle che con la scusa di sdoganare le forme morbide scrivono libri e vanno in tv con l'unico scopo effettivo - a mio avviso - di ottenere avanzi di notorietà. Furby, più che curvy.
A questo punto, viva Luciana Turina, che almeno sa cantare. Il sospetto è che lo sfruttamento a fini promozionali di questa moda del ciccia pride nasconda spesso una mancanza di effettive qualità.
Mettiamola così: se curvy è bello, chi ci marcia su un po' meno.