George è un greco come tanti, qui a Mykonos. Quelli che si chiamano magari Gheorghiôs o Matheus, più greci del Partenone, ma sull'insegna del negozio scrivono George o Matthew per farsi capire e intortare meglio i turisti, che tentano tutti di parlare inglese, o lo parlano davvero. Roba che la madre li riempirebbe di sberle e feta nelle ciabatte al risveglio.
George noleggia "scooter and bikes" qui sulla ridente isoletta delle Cicladi, e ricorda ancora vagamente di quando Omero gli raccontò quella brutta leggenda della ricevuta fiscale, alla quale non ha mai creduto davvero.
Appena arrivi ti fidi ciecamente (come Omero) del buon George, perché te lo segnala la proprietaria dell'hotel, che non costa un assassinamento ma su trip advisor ha più stelle di Grillo e Casaleggio messi assieme.
George non sorride mai. Mai. E quando ti vede arrivare non fa eccezione alla sua antica regola. In compenso ti fa prelevare dai suoi sorridenti bravi all'albergo e ti farà riportare là a noleggio finito. Un signore d'altri tempi, in pratica.
Alla richiesta di due normali scooter basici (no auto, no quad, no frivolezze) ti tira fuori due evidenti ciofechine da 50 cc che tu speri almeno possano funzionare, visto che pretende 20 euro al giorno. A giugno. Più che per un 125 a luglio a Formentera. E lì già vorresti essere Mildred per cantargliene quattro. Anche in rima, volendo. Ma resisti, sei in vacanza. Perché rovinarsela per una scemata?
George trattiene la tua patente - mai visto al mondo - vuole il pagamento anticipato di 160 euro a testa in contanti ed emette scontrino per 80. Poi ti dà lo scooter completamente vuoto ("C'è il distributore dietro l'angolo"), così la benzina che avanzerai alla riconsegna potrà riciucciarsela con il tubo di plastica e trattenerla. Poi ti saluta dandoti il vecchio casco unto come la moussaka.
Parti pieno di timori e speranze. La ciofechina arranca più di Brunetta davanti a un'antica libreria, dai gas ma la marcia entra random quando sei già a manetta. In compenso il mio mezzo ha guasto anche l'indicatore del carburante, che segna zero persino dopo il pieno. Torno subito a farmelo cambiare. George me lo sostituisce senza problemi. È un signore, lui. Il nuovo modello è uguale nel sembiante ma scoprirò dalla terza accensione che richiederà una decina di minuti ogni volta per partire. Il nervosismo cresce.
Allo speech serale per i nuovi clienti dell'albergo, l'incaricata spiega che "per il noleggio di uno scooter potete rivolgervi a George, che vi chiederà 15 euro al giorno". Ho il fumo alla testa, e la mattina dopo, più carico di Furio di Verdone, blocco Anna, la proprietaria dell'hotel, le racconto tutto, e le faccio capire che se non sistema le cose con l'amico incauto, ciò potrebbe incidere pesantemente anche sui feedback per la sua struttura. Sto molto attento a non esagerare, ma in breve la nostra capisce di avere di fronte un bravo ragazzo, ma all'occorrenza anche uno tra i più grossi cagacazzo della Vecchia Europa. In men che non si dica, chiama George, lo solleva da terra con una furia greca notata solo blandamente in alcuni film di Jean Claude Van Dammopoulos, e riaggancia pregandomi di tornare subito da lui, che si attiverà "subito per risolvere il problema".
George, reduce da una figura di cacca epocale, ci aspetta sulla porta con un timido sorriso. L'aveva sfoggiato l'ultima volta alla comunione del figlio Ràntolos. O Rantolòs. Il cambio degli scooter con due cinquantini seminuovi che finalmente funzionano (come gli altri che circolano per l'isola) è pressoché immediato. Li riporta al pieno aspirando dagli altri la benzina. Più complicata sembra la restituzione dei 40 euro a testa, visto che ora George pretenderebbe l'applicazione di 25 euro a cranio per imprecisate "tasse" da pagare. Gli faccio notare che lo scontrino del giorno precedente era di 80 euro, e incassandone 120 ne resterebbero altri 40 di evasione, moltiplicati per due. George, che a questo punto ha ben chiara la situazione, rinuncia ai 25 euro di fantomatiche tasse e opta per la resa incondizionata. Restituisce il maltolto. Ma senza mai scusarsi, ovviamente.
Dal momento del ritorno in albergo tutti, dall'ultima cameriera al barman a bordo piscina, ci trattano come due sceicchi arabi in vacanza. Possiamo chiedere tutto. È la Grecia, bellezza. E non puoi farci niente. O forse sì, ogni tanto.
George noleggia "scooter and bikes" qui sulla ridente isoletta delle Cicladi, e ricorda ancora vagamente di quando Omero gli raccontò quella brutta leggenda della ricevuta fiscale, alla quale non ha mai creduto davvero.
Appena arrivi ti fidi ciecamente (come Omero) del buon George, perché te lo segnala la proprietaria dell'hotel, che non costa un assassinamento ma su trip advisor ha più stelle di Grillo e Casaleggio messi assieme.
George non sorride mai. Mai. E quando ti vede arrivare non fa eccezione alla sua antica regola. In compenso ti fa prelevare dai suoi sorridenti bravi all'albergo e ti farà riportare là a noleggio finito. Un signore d'altri tempi, in pratica.
Alla richiesta di due normali scooter basici (no auto, no quad, no frivolezze) ti tira fuori due evidenti ciofechine da 50 cc che tu speri almeno possano funzionare, visto che pretende 20 euro al giorno. A giugno. Più che per un 125 a luglio a Formentera. E lì già vorresti essere Mildred per cantargliene quattro. Anche in rima, volendo. Ma resisti, sei in vacanza. Perché rovinarsela per una scemata?
George trattiene la tua patente - mai visto al mondo - vuole il pagamento anticipato di 160 euro a testa in contanti ed emette scontrino per 80. Poi ti dà lo scooter completamente vuoto ("C'è il distributore dietro l'angolo"), così la benzina che avanzerai alla riconsegna potrà riciucciarsela con il tubo di plastica e trattenerla. Poi ti saluta dandoti il vecchio casco unto come la moussaka.
Parti pieno di timori e speranze. La ciofechina arranca più di Brunetta davanti a un'antica libreria, dai gas ma la marcia entra random quando sei già a manetta. In compenso il mio mezzo ha guasto anche l'indicatore del carburante, che segna zero persino dopo il pieno. Torno subito a farmelo cambiare. George me lo sostituisce senza problemi. È un signore, lui. Il nuovo modello è uguale nel sembiante ma scoprirò dalla terza accensione che richiederà una decina di minuti ogni volta per partire. Il nervosismo cresce.
Allo speech serale per i nuovi clienti dell'albergo, l'incaricata spiega che "per il noleggio di uno scooter potete rivolgervi a George, che vi chiederà 15 euro al giorno". Ho il fumo alla testa, e la mattina dopo, più carico di Furio di Verdone, blocco Anna, la proprietaria dell'hotel, le racconto tutto, e le faccio capire che se non sistema le cose con l'amico incauto, ciò potrebbe incidere pesantemente anche sui feedback per la sua struttura. Sto molto attento a non esagerare, ma in breve la nostra capisce di avere di fronte un bravo ragazzo, ma all'occorrenza anche uno tra i più grossi cagacazzo della Vecchia Europa. In men che non si dica, chiama George, lo solleva da terra con una furia greca notata solo blandamente in alcuni film di Jean Claude Van Dammopoulos, e riaggancia pregandomi di tornare subito da lui, che si attiverà "subito per risolvere il problema".
George, reduce da una figura di cacca epocale, ci aspetta sulla porta con un timido sorriso. L'aveva sfoggiato l'ultima volta alla comunione del figlio Ràntolos. O Rantolòs. Il cambio degli scooter con due cinquantini seminuovi che finalmente funzionano (come gli altri che circolano per l'isola) è pressoché immediato. Li riporta al pieno aspirando dagli altri la benzina. Più complicata sembra la restituzione dei 40 euro a testa, visto che ora George pretenderebbe l'applicazione di 25 euro a cranio per imprecisate "tasse" da pagare. Gli faccio notare che lo scontrino del giorno precedente era di 80 euro, e incassandone 120 ne resterebbero altri 40 di evasione, moltiplicati per due. George, che a questo punto ha ben chiara la situazione, rinuncia ai 25 euro di fantomatiche tasse e opta per la resa incondizionata. Restituisce il maltolto. Ma senza mai scusarsi, ovviamente.
Dal momento del ritorno in albergo tutti, dall'ultima cameriera al barman a bordo piscina, ci trattano come due sceicchi arabi in vacanza. Possiamo chiedere tutto. È la Grecia, bellezza. E non puoi farci niente. O forse sì, ogni tanto.