Ormai sembra normale, ci
abbiamo quasi fatto il callo, ma da 10 anni (urgono candeline sulla torta) c’è
qualcuno che scorrazza per gli italici palinsesti con uno sturalavandini in
testa. L’idea non poteva non essere che di quella sagoma di Antonio Ricci, il
quale per «Striscia la notizia», un paio di lustri fa, ha reclutato l’anonimo
inviato milanese Luca Cassol per poi trasformarlo in un supereroe in lattice
giallo: Capitan Ventosa.
Cassol, ci racconta come ha
fatto il Clark Kent che è in lei a diventare Superman?
«Iniziai a lavorare per
“Striscia” 12 anni fa, e alla terza stagione Ricci mi chiamò nel suo ufficio:
aveva alcuni bozzetti in mano, con i disegni del futuro Ventosa. “Per te avevo
pensato a questo personaggio… Ti va bene?”».
E lei?
«Sbiancai, mi volevo
ammazzare. Ma come facevo a dirgli di no? Mia madre aveva persino buttato il
televisore dalla vergogna. Morale: prima, passavo quasi inosservato. Da lì in
poi, diciamo che mi si notava».
Era diventato Mister
sturalavandino.
«Già, perché è uno sturalavandino, non serve per il water.
Chiariamo. Qualcuno ancora equivoca».
Qual è il servizio che non
può dimenticare?
«Uno tra i primi.
Intervistavo un serissimo capitano dei Nas di Parma, su un truffa alimentare.
Alla fine gli ho chiesto: “Ma come ha fatto a restare serio?”. “Non lo so”, mi
ha risposto».
E quello più seguito?
«49,5% di share: la consegna
del Tapiro ad Al Bano lasciato dalla Lecciso in diretta all’“Isola dei famosi”.
A Santo Domingo noleggiai un paio di elicotteri, e glielo lanciammo la domenica
mentre su Raidue era in onda la Ventura con “Quelli che… il calcio”. Impresa
epica».
Dove si cambia?
«Sono tre pezzi e non serve
trucco. Mi vesto ormai ovunque: cabine telefoniche, bauli di automobili… Una
volta Ricci mi ha tenuto in giro 14 giorni per seguire una pista».
Quanti servizi fa all’anno?
«Una settantina, da solo o
con il Ventosa Radio Team, a caccia di intereferenze elettromagnetiche.
Intervisto potenti e pendolari, chiunque».
Però qualuno le avrà dato
buca…
«Marcello Lippi, all’epoca
allenatore della Nazionale, ma è l’unico in dieci anni».
Il lavoro più pesante, a
«Striscia», lo fa Valerio Staffelli, consegnatore ufficiale di Tapiri?
«Mannò, siamo tutti alla
pari, mi creda».
È fidanzato?
«Sono molto felicemente
single».
In Italia, ovunque, in ambito
lavorativo con la crisi ormai non si fa altro che parlare di Piano B. Lei il
suo lavoro lo consiglierebbe?
«Perché no?! Serve
naturalmente grande disponibilità e un po’ di autoironia».
Lo sa che non potrà fare
Capitan Ventosa tutta la vita, vero?
«Lo so. Per ora continua a
piacermi, ma un domani non sarebbe male un programma sui motori, visto che per
hobby sono pilota e navigatore di rallye».
E poi, a tempo perso, canta
con una band…
«Cover di pezzi Anni 80, di
tutto. Ad agosto, partendo da Catania il 2, saremo in giro per l’Italia. Del
resto “Striscia” si ferma tre mesi, e io non riesco a stare fermo».
Ma sua madre l’ha poi
ricomprato il televisore?
«Certo».(15 LUGLIO 2013)