Il «Chiambretti Supermarket» di Italia 1 è un onesto programma classicamente chiambrettiano, con qualche caduta di ritmo (una vecchia, giusta ossessione di Piero, che vive di quello: è l'essenza del suo stile) e momenti più alti e veloci.
È soprattutto un mix di programmi. Lo spunto di partenza viene dalla trovatina della vendita degli umani, un'attualizzazione delle cabine di «Portobello», piene di quei mostri (anche di bravura) dei quali il nostro ama circondarsi. Il garbo di Tortora non c'è più, altri tempi, ma spunta l'ironia pierinesca a compensare.
L'autocitazione di riferimento invece è «Markette», oasi felice nella quale Chiambretti stava come il classico pisello nel baccello. E nella La7 ora a marchio Cairo penso che presto tornerà, visto che hanno obiettivi d'ascolto più bassi e che in quel di Mediaset non è andata come previsto. Nonostante il «capitale umano» sia stato abbastanza protetto, sia come investimenti sui progetti che come orari di messa in onda e collocazioni in palinsesto. D'altra parte, se costi più di quel che rendi (o giù di lì) diventi un lusso, e Mediaset per un po' ha deciso di concederselo. Per il gusto di avere in scuderia un indiscusso campione, forse. Per l'ambizione iniziale di Piero di guadagnare una posizione in vista sulla rete ammiraglia, chissà.
Il problema è che se sei troppo intelligente e fai programmi alti, con una cifra non per tutti (mescolando trash e nobiltà, alto e basso), sei tagliato fuori dal mainstream e devi per forza costruirti una nicchia. Che può anche diventare una mezza prigione.
Per compensare sul fronte popolaresco, Chiambretti fa un comprensibile errore: tira in ballo e piazza su un trono la macchietta Cristiano Malgioglio. Qualcuno lo trova divertente, e di certo il personaggio si presta alla battuta grassa, che chiude bene molte situazioni. Io invece lo trovo soltanto - e sempre - stucchevole e stuccato. Una presenza fastidiosa. Il gay in servizio permanente effettivo della tv. Basta, toglietelo di torno. Per fortuna ci sono le interviste con Fedez ed Enrico Mentana, un altro gigante. Sentirlo chiacchierare con Piero è sempre un piacere.
La lettera di Fabrizio Corona dal carcere serve a far parlare un po' i giornali, a incuriosire, ma non basta, anche se è spalmata strategicamente in due tempi. E far leggere due righe di un classico a Belen Rodriguez per poi farla ballare in costume sul letto non serve a molto, se poi la si inquadra sempre in campo lungo. Sebbene in uno studio bellissimo. Infine, è proprio il caso di elencare, grazie a un tizio che simula un collegamento, tutti i veri e presunti amanti e compagni di Grace Kelly per farla passare come «nave scuola»?
Piero è clamorosamente sveglio, sicuramente molto più di alcune cose che fa o fa fare. Ma non ama finire in quella stessa nicchia che lui stesso fa di tutto per costruirsi attorno. Invece dovrebbe godersela di più.
È soprattutto un mix di programmi. Lo spunto di partenza viene dalla trovatina della vendita degli umani, un'attualizzazione delle cabine di «Portobello», piene di quei mostri (anche di bravura) dei quali il nostro ama circondarsi. Il garbo di Tortora non c'è più, altri tempi, ma spunta l'ironia pierinesca a compensare.
L'autocitazione di riferimento invece è «Markette», oasi felice nella quale Chiambretti stava come il classico pisello nel baccello. E nella La7 ora a marchio Cairo penso che presto tornerà, visto che hanno obiettivi d'ascolto più bassi e che in quel di Mediaset non è andata come previsto. Nonostante il «capitale umano» sia stato abbastanza protetto, sia come investimenti sui progetti che come orari di messa in onda e collocazioni in palinsesto. D'altra parte, se costi più di quel che rendi (o giù di lì) diventi un lusso, e Mediaset per un po' ha deciso di concederselo. Per il gusto di avere in scuderia un indiscusso campione, forse. Per l'ambizione iniziale di Piero di guadagnare una posizione in vista sulla rete ammiraglia, chissà.
Il problema è che se sei troppo intelligente e fai programmi alti, con una cifra non per tutti (mescolando trash e nobiltà, alto e basso), sei tagliato fuori dal mainstream e devi per forza costruirti una nicchia. Che può anche diventare una mezza prigione.
Per compensare sul fronte popolaresco, Chiambretti fa un comprensibile errore: tira in ballo e piazza su un trono la macchietta Cristiano Malgioglio. Qualcuno lo trova divertente, e di certo il personaggio si presta alla battuta grassa, che chiude bene molte situazioni. Io invece lo trovo soltanto - e sempre - stucchevole e stuccato. Una presenza fastidiosa. Il gay in servizio permanente effettivo della tv. Basta, toglietelo di torno. Per fortuna ci sono le interviste con Fedez ed Enrico Mentana, un altro gigante. Sentirlo chiacchierare con Piero è sempre un piacere.
La lettera di Fabrizio Corona dal carcere serve a far parlare un po' i giornali, a incuriosire, ma non basta, anche se è spalmata strategicamente in due tempi. E far leggere due righe di un classico a Belen Rodriguez per poi farla ballare in costume sul letto non serve a molto, se poi la si inquadra sempre in campo lungo. Sebbene in uno studio bellissimo. Infine, è proprio il caso di elencare, grazie a un tizio che simula un collegamento, tutti i veri e presunti amanti e compagni di Grace Kelly per farla passare come «nave scuola»?
Piero è clamorosamente sveglio, sicuramente molto più di alcune cose che fa o fa fare. Ma non ama finire in quella stessa nicchia che lui stesso fa di tutto per costruirsi attorno. Invece dovrebbe godersela di più.