Di Lorenzo Sulmona
Si intitola “LEI”, ma della figura femminile non resta nessuna traccia rilevante, neanche la voce di questo OS, sistema operativo del 21° secolo: intelligente, emotivo, efficiente e dotato di formidabile autoapprendimento, ma con lo scarso appeal della nostra Micaela Ramazzotti (in America il timbro era quello di Scarlett Johansson, per capirsi. Non si poteva pensare alla Morante o addirittura alla Angiolini, giusto per nominare due LEI di spessore narrante?
C’è solo un lui, l’attore protagonista Joaquin Phoenix (Theodore), peraltro magistrale nella sua interpretazione, nonostante tutto. Ma non basta un grande attore per fare un grande film (perdonate l’ovvietà).
Più che un uomo solo, nella trama c’è forse la solitudine a farla da padrone, ma chi l’ha detto che la solitudine è così noiosa? Allora l’unico aggettivo per definire il film è “lungo”, troppo lungo per narrare fino alla fine, senza sorprese, la sconfitta delle relazioni umane ed in particolare della curiosità per gli altri (e siamo in tanti!) che ci circondano.
Un lavoro talmente lungo e piatto che in sala ho visto gente che dormiva, gambe desiderose di lasciare la poltrona e gente all’uscita che sognava di godersi un panino giusto per riprendersi, battute esilaranti a commento dell’abbigliamento dei personaggi, protagonisti e non, del film.
Dunque, cosa rimane a memoria del sottoscritto? La regia di Spike Jonze sicuramente (e, già detto, la performance di Phoenix) e tanti piccoli particolari, ad esempio: l’omino blu simpatico e irriverente del videogame con il quale gioca il protagonista, il parquet e le vetrate ossessivamente pulite del loft di Theodore, il triangolo amoroso “Lui-Lei bionda sconosciuta-Lei software intelligente e “sensibile” dal nome Samatha).
In un film nel quale si comprano le emozioni perché non si ha tempo e voglia di cercarsele (l’appuntamento a cena con la single bella seria e “family oriented”, le lettere d’amore su commissione e il software intelligente un po’ segretaria un po’ fidanzata), che emozione abbiamo acquistato noi, comprando il biglietto al cinema?
Questo commento è dedicato ad una delle più belle canzoni della musica italiana, “A lei” (di Anna Oxa) e ai tanti taccuini e penne delle nostre scrivanie ancora poco tecnologiche.