Di Lorenzo Sulmona
Dopo tre giorni di pioggia ininterrotta il mio cervello è andato in tilt al solo pensiero di dover affrontare in questo inizio settimana l’esperienza più sconvolgente per l’utente dei mezzi pubblici: condividere il percorso mattutino con il civile cittadino e il suo ombrello dalle mille forme, colori e funzionalità.
Dopo tre giorni di pioggia ininterrotta il mio cervello è andato in tilt al solo pensiero di dover affrontare in questo inizio settimana l’esperienza più sconvolgente per l’utente dei mezzi pubblici: condividere il percorso mattutino con il civile cittadino e il suo ombrello dalle mille forme, colori e funzionalità.
E così, caro
Franco, riallacciandomi al tuo ultimo pezzo del 2013 sullo spot con
Ricky Tognazzi che insegna a starnutire, devo purtroppo sconfessarti
dicendo che è sì necessario un messaggio (la cosiddetta
“pubblicità progresso”) per ogni nostra azione o
comportamento, ricominciando dalle basi di quell’“educazione
civica“ che ricorderete come strana e noiosa materia delle scuole
medie, retaggio di un mondo post fascista ma che letta con il senno
di poi, ha costituito un flebile antidoto contro l’individualismo
che sarebbe arrivato alla fine degli Anni 90.
Milano, 8.10, fermata
autobus 94, zona Basiliche.
Ecco 8 suggerimenti per
girare uno spot degno (da riaffidare a Tognazzi se preferite):
- caro cittadino, prima esci dall’autobus e poi apri l’ombrello per non bagnarti (se fai il contrario, o annaffi il povero cittadino che prenderà il tuo posto nel mezzo pubblico o lo costringi alla cecità in quanto gli cavi un occhio!)
- una volta entrato, ti accerti che il tuo ombrello fradicio non goccioli sulle mie scarpe, ma sul pavimento
- ovvio che l’ombrello non deve strisciare neanche sul mio pantalone, mentre per la tua borsa o sacca chic fai di tutto affinché non possa strofinare con niente e nessuno (neanche con il tuo stesso cappotto)
- cara signora, che chiameremo “Pina”, non comprare un ombrellone di 3mq se devi coprire il tuo corpicino solo per un breve tragitto (“Pina” infatti fa sempre e solo 2 fermate e per avere la certezza di scendere resta ferma, rigida e impietrita con il suo ombrellone davanti alle porte!)
- se ognuno di noi ha due braccia e due mani (maddài, scopertona no?), con una dovrai appoggiarti ai sostegni e con l’altra dovrai imparare a tenere assieme borsa, pc e ombrello; se lasci l’ombrello a terra non ti arrabbiare se gli altri non lo vedono e non gli danno la giusta rilevanza nella scala delle priorità mattutine
- a proposito, gli appositi sostegni servono a fornire un supporto in caso di mancato equilibrio, non utilizzarli per fare sfoggio del tuo nuovo ombrello con manico in avorio e stampe modello leopardato (se lo appendi e poi vai a timbrare il biglietto, al tuo ritorno in postazione non esigere di trovarlo nella stessa posizione)
- quando finalmente sei arrivato alla tua fermata (con autobus quasi vuoto), hai voglia di scendere ma ecco il tuo collega cittadino che aspetta fuori e che, noncurante della tua esigenza, prima entra con tutto l’ombrello aperto e poi ti chiede scusa per non averti visto (intanto ti ha scrollato addosso la sua acqua)
- per ultimo, quando apri o chiudi il tuo ombrello sappi che intorno a te ci siamo anche noi (il tuo non è uno scudo spaziale per un’imminente guerra contro la pioggia acida).