MORGAN
L’istrionico Marco
Castoldi è sempre in bilico tra il (difficile) contenimento della propria
follia, spesso strategicamente incanalata, e l’esibizionismo sfrenato,
corroborato da una certa megalomania mista ad ambizione. Se ti fai quattro Long
Island a stomaco vuoto, rischi meno. È più diplomatico di un tempo, anche
perché quest’anno rischia grosso, ma fondamentalmente di lui non se ne può più.
In questa edizione, tra
un’uscita dai binari e l’altra, si presentava (con effetti più comici di quelli
di Elio in passato) agghindato alla maniera dei grandi del rock, per sopperire
ai riflettori tutti puntati sul nuovo acquisto: l’invidiatissimo Mika. Deve
essere una grande sofferenza ritenere di essere un genio della musica, e non
averne i dovuti riscontri sul mercato e nel mondo reale. Se non altro ha
limitato gli effetti nefasti della sua storica specialità: assegnare canzoni
sbagliate ai propri artisti solo per dimostrare di avere una vasta cultura
musicale personale. VOTO: 5/6
SIMONA VENTURA
Penalizzata dall’assegnazione
dei gruppi (ovvero il segmento debole nella gara di «X-Factor») Lady Vaga
quest’anno è stata – per gran parte dell’edizione – piuttosto nervosa. Con
inattese reazioni piccate anche nei confronti del pubblico. L’elemento
tradizionalmente intoccabile dello showbiz. Una Ventura che perde l’Abc del
mestiere e si comporta come un Morgan qualsiasi? Strano a dirsi e a vedersi. Si
è riscattata in parte con il lavoro fatto sugli Ape Escape, un piccolo gioiello
di eccentricità musicale che potrebbe fare tendenza. Ma anche per lei – che pure è il testimone storico del
brand - sarebbe giusto arrivare a un turn-over. VOTO: 6-
MIKA
Qualche milione di
copie vendute, fresco, mai troppo partigiano, dichiaratamente gay eppure capace
di conquistare, per simpatia e comunicativa innate, indifferentemente uomini e
donne, Mika è stato la sorpresa di questa edizione. Si è messo a giudicare con
la dovuta competenza senza il paraocchi e ragioni di scuderia. È l’unico che
meriterebbe di tornare, eppure probabilmente non sarà così. Di impegni ne ha
mille (ora «The Voice» in Francia, poi un nuovo album), e il ruolo di giurato
in servizio permanente effettivo nei talent è una tipicità tutta italiana. In attesa
dell’arrivo della pensione. VOTO: 8
ELIO
Da almeno due anni non
ne può più di occupare quella poltrona: è evidente. La svogliatezza impera, al
punto che il nostro si risveglia dal coma solo durante l’Extrafactor, quando si
ricongiunge alle folgoranti trovate dell’amico Rocca Tanica. Inoltre, quest’anno
gli scontri con l’ego espanso di Morgan (i due non si sopportano, da sempre) si
sono fatti al calor bianco. Elio è di gran lunga il migliore fra i giudici del
talent di Sky, ma non ci sarebbe niente di male a dire: ragazzi basta, grazie.
È stato bello, ma ormai già ho dato. VOTO: 6/7