Se ancora non vi siete
stancati degli estenuanti talk show televisivi, fiction alla 5°
serie e film replicati fino allo sfinimento, e avete ancora un
risicato budget pre-natalizio che vi consenta di uscire la sera e
andare a teatro, ecco come ripagare il vostro sforzo e la vostra
voglia di sognare e cambiare il mondo, da “piccoli” esseri quali
noi siamo: “Alice underground”, al Teatro Elfo Puccini di Milano
(attori strepitosi e magnifica regia), vi apre le porte
all’immaginazione che va oltre la “spread reality”, ai suoni e
ai colori oltre il grigio dell’abito da lavoro; al mondo animale
colto che si personifica oltre il “sardonico sorriso” dei
mestieranti esseri umani, ai giochi di parole che tanto si scontrano
con le parole giocate del nostro mondo reale.
Se Alice, tra le tante
porte dei castelli e delle dimore cui va bussando nel suo sogno, si
fosse trovata di fronte ai portoni lignei e alle sublimi scalinate
della Reggia settecentesca di Carditello (Caserta) si sarebbe
sicuramente risvegliata di soprassalto per lo scempio con cui la
razza umana (italiana) ha abbandonato una dimora che neanche Carroll,
anche sotto acidi, avrebbe potuto immaginare e costruire (la reggia è
opera di un allievo del Vanvitelli).
Nel suo giro per
l’Italia, come Alice, la conduttrice Myrta Merlino rivive una delle
meraviglie decadute del Belpaese, raccontando una storia triste e
reale, nella quale il pubblico televisivo si deve sforzare di
immaginare il mondo intorno e nella Reggia, ai tempi delle battute di
caccia dei Borbone.
Non restiamo
indifferenti. Serve l'impegno di ognuno di noi, per riportare in vita
i sogni. Alice docet.
Lorenzo Sulmona